“La grazia” di Paolo Sorrentino apre Venezia 82: Toni Servillo è un Presidente della Repubblica diviso tra amore e dubbi etici
VENEZIA – Paolo Sorrentino torna alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica con La grazia, film d’apertura e in concorso per l’Italia alla 82ª edizione. Una pellicola che mescola spleen, amore, ironia e riflessione morale, con al centro la figura di un Presidente della Repubblica a fine mandato, interpretato da Toni Servillo.
Mariano De Santis (Servillo), vedovo e cattolico, vive al Quirinale con la figlia Dorotea (Anna Ferzetti), giurista come lui. Uomo mite e democristiano, si trova davanti a due delicate richieste di grazia, entrambe legate all’eutanasia, mentre porta dentro di sé il dolore irrisolto per la perdita della moglie Aurora, scomparsa otto anni prima.
Attorno al Presidente si muovono figure chiave: la critica d’arte Coco Valori (Milvia Marigliano), il ministro ambizioso Ugo Romani, il segretario ostile (Roberto Zibbetti) e un Papa nero con capelli rasta che gira in scooter. Un microcosmo che riflette la tensione tra il peso delle istituzioni e la fragilità umana.
La grazia alterna scene grottesche e momenti di forte intensità emotiva, tra cui una telefonata surreale del Presidente alla direttrice di Vogue sul proprio abbigliamento, che si trasforma in un ricordo struggente della moglie amata. Al centro del film, il dilemma morale: firmare o meno una legge sull’eutanasia e concedere la grazia a chi ha “anticipato” la morte della consorte malata.
Sorrentino firma un’opera che è insieme racconto intimo e riflessione filosofica sul tempo che passa. Non a caso, il tormentone del film diventa la frase: «A chi appartengono mai i giorni che ci restano?». Una domanda che si intreccia al tema universale della libertà di scegliere come vivere – e quando smettere di farlo.
