Carlo Acutis e Pier Giorgio Frassati santi insieme: due ragazzi normali che hanno scelto la santità
Il Papa oggi proclamerà santi Carlo Acutis, il “patrono di Internet”, e Pier Giorgio Frassati, giovane alpinista e uomo di fede. Due ragazzi della porta accanto, con pregi e difetti, accomunati da una vita spesa per gli altri.
Piazza San Pietro oggi accoglierà migliaia di pellegrini, delegazioni e comunità cattoliche internazionali per la canonizzazione di Carlo Acutis e Pier Giorgio Frassati. Due ragazzi morti giovanissimi – il primo a 15 anni per leucemia, il secondo a 24 per poliomielite – eppure capaci di lasciare una traccia indelebile di fede, carità e impegno civile.
Due ragazzi normali
Entrambi hanno frequentato scuole dei gesuiti e dai loro professori emergono ritratti di studenti normali, con passioni, difficoltà e difetti come tanti altri coetanei. Carlo Acutis, ricordano gli insegnanti, non era appassionato di matematica e in quarta ginnasio prese persino una leggera insufficienza. «Ho dato 5 a un santo», confessa oggi la professoressa Maria Capello. «Ma faceva il bene senza dirlo, senza vantarsene».
Per Pier Giorgio Frassati, invece, il latino fu un ostacolo: bocciato e rimandato due volte, cambiò scuola. «Bellissima la lettera che scrisse al padre – ricorda il docente Antonello Famà – segno della sua voglia di riscatto». Da qui il suo motto: “Vivere non vivacchiare”.
Una fede incarnata
I ricordi dei professori restituiscono l’immagine di due ragazzi curiosi e vivaci. Carlo poneva tante domande, scriveva temi di cinque o sei pagine e aveva realizzato con i compagni un video sul volontariato, poi bocciato in concorso. Frassati, all’Istituto Sociale di Torino, si avvicinò agli Esercizi Spirituali e alla comunione quotidiana, vivendo una fede attiva, radicata nella preghiera e nella carità.
Entrambi amavano la vita, lo sport e i coetanei. «Chi incontrava aiutava», ricorda ancora la professoressa Capello parlando di Carlo. «Dava quello che poteva: un sacco a pelo, una coperta, un sorriso».
Santi della porta accanto
Non furono studenti modello né ragazzi perfetti. Furono giovani normali, segnati però da una scelta radicale: mettere Cristo al centro della propria vita. «La santità mette addosso inquietudine – racconta il prof. Antonio Bertolotti – soprattutto se è quella del compagno di banco». Una santità che oggi la Chiesa riconosce ufficialmente, proponendoli come modelli ai giovani di tutto il mondo.
