Addio a Tano Cariddi, il boss che abitava la Torre Normanna. Il ricordo de “La Piovra” e il set perduto di Paternò

Addio a Tano Cariddi, il boss che abitava la Torre Normanna. Il ricordo de "La Piovra" e il set perduto di Paternò

L’attore Remo Girone è morto.

Addio a Tano Cariddi, il boss che abitava la Torre Normanna. Il ricordo de "La Piovra" e il set perduto di PaternòEra uno dei protagonisti del cinema italiano. Sono tanti i suoi successi al teatro, in televisione e nel doppiaggio. Era un personaggio popolare, conosciuto anche dal pubblico internazionale. Una delle sue apparizioni più iconiche del passato, quella che lo ha reso famoso, è la sua partecipazione alla serie TV “La Piovra”.
Una delle prime serie Rai dedicate alla mafia, l’inizio di un genere che ha avuto un grande successo nel mondo dal 1984 al 2001, con dieci miniserie e la partecipazione di attori come: Michele Placido, Barbara De Rossi, Florinda Bolkan, Patricia Millardet e il nostro Remo Girone che impersonava Tano Cariddi. Un colletto bianco della mafia che rappresentava il salto di qualità dell’organizzazione mafiosa. Il connettore tra politica, imprenditoria, massoneria, servizi deviati e il sottobosco delinquenziale che controlla i territori.

La serie è diventata l’ispiratrice di tante altre produzioni dello stesso genere, dal grando impatto mediatico, che hanno condizionato l’immaginario collettivo – nazionale e internazionale – verso la percezione di una terra, la Sicilia, come infestata da una mafia spietata e straripante. Se da una parte, questi prodotti mediatici denunciano un malessere sociale, una metastasi sotterranea, e potrebbero per questo essere “educativi”, dall’altro propongono una visione distorta della Sicilia, come fosse una terra di agguati, rapine, e stragi. Gli eroi e gli anti eroi sono in continua lotta e il modello auspicato – dagli autori – sarebbe quello di invogliare verso la libertà e la legalità; il rischio è quello di creare un modello da imitare diametralmente opposto.

Tano Cariddi è l’antieroe.

Addio a Tano Cariddi, il boss che abitava la Torre Normanna. Il ricordo de "La Piovra" e il set perduto di PaternòIl male del futuro, la rappresentazione plastica di una mafia che esce dai confini regionali e trova casa altrove, in Italia e nel mondo. Quasi un’internazionalizzazione dell’organizzazione, che riduce la Sicilia a “presepe” vivente di sé stessa (nel 1994 furono tante le critiche alla serie che offriva un’immagine negativa dell’Italia all’estero) .
Di tutt’altro genere è “Il Commissario Montalbano” di molti anni dopo. Una serie di successo che sulla scia dei romanzi di Andrea Camilleri, ripropone il tema della mafia, dell’illegalità con una forma più morbida, ottenendo sul piano turistico un successo inaspettato. Se con la Piovra, la Sicilia è la terra di fuoco e sangue, con il Commissario Montalbano, la Sicilia è la terra dell’arguzia e della bellezza.

Ma la morte di Remo Girone (Tano Cariddi) è anche il pretesto per chiarire e documentare un vuoto nella letteratura cinematografica.

Addio a Tano Cariddi, il boss che abitava la Torre Normanna. Il ricordo de "La Piovra" e il set perduto di PaternòUn pretesto per parlar di torre Normanna di Hybla Major a Paternò. Come mai torniamo sul luogo del delitto? In pochi sanno che la parete sud, del salone delle armi a primo piano, nella torre – oggi rivestito impropriamente da uno strato di polistirolo – era dipinta a tempera per emulare un affresco medievale. Questo falso affresco era parte della scenografia della decima serie de La Piovra e in particolare della seconda puntata.

La stanza dalle quattro bifore era la stanza di Tano Cariddi, il suo studio. L’intero piano è stato utilizzato per le riprese della puntata, per contestualizzare il rifugio segreto del boss, alle pendici dell’Etna. Gli esterni non corrispondono al paesaggio della torre di Paternò, sono frammenti di paesaggio lavico sulla sommità del vulcano, lo scorcio della torre è quella presente a Mazzarino in provincia di Caltanisetta (la dimora principale dei Moncada) e nella letteratura cinematografico non viene mai citata Paternò. Il cinema, come il sogno, come ci insegna Salvador D’Alì – pittore surrealista – è la composizione di frammenti scomposti di scene singole, legate dal regista, da montatore. Ecco perché i ruderi del castello di Mazzarino, sono collocati sul vulcano Etna mentre gli interni dello stesso castello sono quelli della torre di Paternò. Una magia che andava svelata e raccontata. Forse ancora una volta un’occasione perduta per promuovere il territorio al grande cinema. Anche se con la Cavalleria Rusticana di Amleto Palermi del 1939, la Vipera di Sergio Citti del 2001e il 7 e l’8 di Ficarra e Picone del 2007 abbiamo comunque ospitato produzioni di grande livello. A questi dobbiamo aggiungere la decima serie de La Piovra di Luigi Perelli, alla seconda puntata del 2001.
Forse manca qualcosa all’appello? Può darsi. Dovremmo scavare nella memoria della città. Resta il fatto, che la morte di Tano Cariddi (il nostro amato remo Girone) è il pretesto per ricordare alle comunità che la torre è stato un set cinematografico che ha inquadrato persino la monofora di Francesco Minissi. Oggi sarebbe utile, rivalutare tutto questo, magari creando un’esposizione permanente di immagini, video, documenti del cinema a Paternò, con i suoi personaggi. Un atlante visivo e sonoro della narrazione filmica che diventa testimonianza culturale e perché no, promozione verso le produzioni attuale con l’invito a usare l’acropoli, i suoi monumenti, il paesaggio urbano e rurale come set cinematografico. Per promuovere una nuova rinascenza, quella che può ripartire solo se ritroviamo la nostra identità. Remo Girone ci ha regalato un pezzettino di notorietà, dovevamo ricordarlo.

Riguardo l'autore Francesco Finocchiaro

Architetto vitruviano. Credente convinto e appassionato delle religioni. Vive il suo lavoro come una grande passione . Esplora gli innumerevoli paesaggi dell’arte: dalla poesia al giornalismo, dall’architettura alla grafica, dalla comunicazione alle strategie urbane. Docente di storia dell’arte e filosofo dell’abitare. Convinto sostenitore del futurismo e che l’innovazione ha le sue radici nella memoria. Vorace lettore di Papa Francesco, di Pablo Neruda, Lucía Etxebarria e Omero. Vive l’architettura come un Pitagorico, in forma mistica e monastica come il suo architetto preferito, Peter Zumthor.

Rispondi

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.