Regione, l’assessore al Turismo Amata rinviata a giudizio per corruzione: l’udienza il 13 gennaio

Regione, l’assessore al Turismo Amata rinviata a giudizio per corruzione: l'udienza il 13 gennaio

Corruzione, chiesto il rinvio a giudizio per l’assessora Elvira Amata: opposizioni all’attacco di Schifani

Il giudice per le udienze preliminari Walter Turturici ha fissato per il 13 gennaio alle ore 10 l’udienza preliminare dopo la richiesta della Procura di Palermo di rinvio a giudizio per corruzione dell’assessora regionale al Turismo Elvira Amata (Fratelli d’Italia) e dell’imprenditrice Marcella Cannariato. L’inchiesta è coordinata dai pm Felice De Benedittis e Andrea Fusco.

Secondo l’imputazione, Amata si sarebbe fatta promettere e consegnare da Caterina Cannariato, legale rappresentante della A&C Broker S.r.l., alcune utilità consistenti nell’assunzione del nipote Tommaso Paolucci e nel pagamento delle spese di alloggio dello stesso presso la struttura ricettiva “Leone Suite B&B” di Palermo, per un totale di 4.590,90 euro oltre IVA, tra settembre 2023 e marzo 2024.

Secondo la Procura, tali benefici sarebbero stati offerti in cambio del decreto con cui l’assessora Amata aveva individuato la manifestazione “XXIII ed. Donna, Economia e Potere”, promossa dalla fondazione Marisa Bellisario, ai fini della concessione di un finanziamento pubblico da 30.000 euro.

Le reazioni delle opposizioni

La richiesta di rinvio a giudizio ha scatenato immediate reazioni politiche. Per Ismaele La Vardera, deputato regionale e leader di Controcorrente, la situazione è insostenibile: «Schifani abbia un sussulto di dignità, rimuova l’assessore Amata immediatamente e si dimetta dopo i danni enormi che ha fatto in questi ultimi tre anni. Non usi due pesi e due misure: così come ha fatto con gli assessori della Dc, incredibilmente non indagati, faccia lo stesso con la Amata».

La Vardera ha definito il governo regionale «sempre più in caduta libera», chiedendo la rimozione dell’assessora e mettendo in dubbio la capacità del presidente Renato Schifani di continuare a governare in un clima così compromesso.

Dello stesso avviso anche il capogruppo del Movimento 5 Stelle all’Ars Antonio De Luca, che attacca: «Schifani non può essere moralizzatore a corrente alternata. Applichi con Fratelli d’Italia lo stesso metro usato per gli assessori della Democrazia cristiana. Oppure deve chiedere il permesso a Roma?».

Per De Luca, la richiesta di rinvio a giudizio impone una scelta netta: «Estrometta gli assessori di FdI e un minuto dopo si dimetta. Sono più gli indagati e gli imputati nella sua maggioranza che le riforme fatte dal suo governo».

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