Il Quirinale bolla come «ridicolo» l’attacco di FdI: «Stupore per chi dà credito a fake news»

Il Quirinale bolla come «ridicolo» l'attacco di FdI: «Stupore per chi dà credito a fake news»

Alta tensione tra Fratelli d’Italia e Quirinale: polemica sulle frasi attribuite al consigliere Garofani

Roma – Si accende lo scontro istituzionale tra Fratelli d’Italia e il Quirinale dopo la pubblicazione, sul quotidiano La Verità, di una serie di virgolettati attribuiti a Francesco Saverio Garofani, consigliere per la difesa del presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Dichiarazioni che, secondo il quotidiano diretto da Maurizio Belpietro, avrebbero delineato presunte manovre per “fermare” la premier Giorgia Meloni tramite la nascita di una lista civica in grado di attrarre i centristi della maggioranza.

Le frasi, riportate in due articoli e ribadite da Belpietro, avrebbero spinto il capogruppo di FdI alla Camera Galeazzo Bignami a chiedere una smentita immediata. «Confidiamo che queste ricostruzioni siano smentite senza indugio», ha dichiarato Bignami, mettendo implicitamente in discussione il comportamento del Quirinale. La risposta della Presidenza della Repubblica non si è fatta attendere.

Con una nota secca, l’ufficio stampa del Colle ha fatto sapere che «si registra stupore» per la presa di posizione del capogruppo meloniano, giudicando la ricostruzione come «un ennesimo attacco alla Presidenza della Repubblica costruito sconfinando nel ridicolo». Nel comunicato si evidenzia come gli attacchi di La Verità siano frequenti, ma che finora nessun esponente politico li avesse mai presi sul serio.

Il Quirinale rimarca inoltre l’assenza di qualsiasi fondamento nell’ipotesi che il presidente Mattarella – da quasi undici anni garante super partes – possa orchestrare manovre contro l’attuale governo. L’attenzione ricade quindi sulla figura di Garofani, storico militante centrista, già giornalista e parlamentare del centrosinistra, oggi consigliere del Capo dello Stato.

Bignami, dopo la replica del Colle, ha tentato di ridimensionare: «Nessuno ha tirato in ballo il Quirinale, la richiesta di smentita riguarda solo Garofani». Una precisazione che, tuttavia, al Colle appare debole: chiedere una smentita al Quirinale equivale a interpellare direttamente il Presidente e non un singolo membro dello staff.

La smentita di Garofani, intanto, non arriva. «Attendo ancora la risposta», incalza Bignami in Aula. A intervenire, invece, sono le opposizioni che chiedono una informativa urgente della premier Meloni a Montecitorio. Per Pd, M5S, Avs e Azione la vicenda riveste particolare gravità: «Serve chiarezza, le parole di Bignami rischiano di generare un conflitto senza precedenti tra organi dello Stato», affermano.

FdI respinge la richiesta. «Non ci facciamo dare lezioni di grammatica istituzionale dalla sinistra», replica Bignami, giudicando “superflua” un’informativa della premier e precisando di non aver consultato Meloni sulla questione. Una posizione ribadita dal responsabile organizzazione del partito Giovanni Donzelli: «Mai messa in dubbio la correttezza istituzionale del presidente Mattarella. Attendiamo che Garofani smentisca, se può».

A gettare ulteriore benzina sul fuoco sono alcune indiscrezioni a Montecitorio: secondo voci di transatlantico, potrebbe esistere un audio che confermerebbe le frasi attribuite al consigliere del Quirinale. Se fosse diffuso, sostengono alcuni, la posizione di Garofani diventerebbe difficilmente difendibile.

Il sottosegretario Giovanbattista Fazzolari sottolinea che la richiesta di chiarimento non va letta come un attacco al Colle: «Né FdI né Palazzo Chigi hanno mai dubitato della lealtà istituzionale del presidente Mattarella, con cui c’è sempre stata piena collaborazione, anche sui dossier internazionali».

Intanto, dal fronte dell’opposizione, arrivano prese di posizione più nette. La segretaria del Pd Elly Schlein ricorda «il ruolo di guida e di garante della Costituzione riconosciuto da tutto il Paese» ricoperto da Mattarella. Il leader M5S Giuseppe Conte interpreta invece l’intera vicenda come «una polemica costruita ad arte per distrarre dai dati economici», sottolineando che la Commissione europea ha certificato una crescita zero per l’Italia.

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