Sicilia e droga, oltre l’arresto: lo spaccato di un’Isola dove il narcotraffico ha il codice a barre

Sicilia e droga, oltre l'arresto: lo spaccato di un’Isola dove il narcotraffico ha il codice a barre

La cronaca registra l’arresto a Palermo di una cinquantina di presunti spacciatori, ma nel dichiarare l’intento prefissato nella stesura dell’articolo si sappia non ci si occuperà dell’episodio se non sul versante di uno spaccato della società siciliana, della dittatura dei tempi, sempre più prodiga di proiezioni a rendere ancora più sfiguranti le tenebre della realtà.
Nell’osservare la foto, ritraente Al Pacino nella vasca da bagno, nei panni del gangster Tony Montana, scena tratta da Scarface, la pellicola diretta da Brian De Palma nel 1983, sembra esserci la mano di Belzebù, a considerare l’impatto riservato agli internauti, nell’osservare il sito dedicato, in apparenza, ai film cult. Invece, si trattava di un programma per l’acquisto di cocaina, hashish, marijuana, ovvero i consumatori potevano selezionare un’ampia gamma di stupefacenti. Con la tecnologia cresce anche il livello dei servizi, giacché, sempre nell’app, si offriva al cliente tre opzioni per lo shopping, da quello tradizionale, recarsi nella piazza di spaccio, al delivery, cioè l’invio della dose a domicilio tramite il pusher in moto. Nel programma droga 2.0, gli spacciatori avevano previsto anche il servizio di taxi, novità consistente nel prelievo del cliente, il trasferimento al bar o al ristorante prescelto, dove avveniva la consegna della merce, a termine, si assicurava il rientro, stesso mezzo. Insomma, se l’ironia non fosse bandita dal linguaggio comune, si segnala l’adeguamento del crimine alle moderne tecnologie. Dalla Campania alla Sicilia, verso le province di Palermo, Catania e Trapani le cosche funzionavano con efficienza e produttività, conformandosi alle conquiste dell’informatica e alla comunicazione di ultima generazione!
In sovrappiù, anche le zone per lo smistamento degli stupefacenti erano selezionate con cura, il management applicato allo spaccio. Segnatamente nell’ambito della città di Palermo, i quartieri prescelti erano Cruillas – San Giovanni Apostolo, Malaspina – Palagonia, Altarello – Tasca Lanza, lì, il malaffare non appare con le sembianze truci del disagio sociale, bensì mitigato da opere d’arte, monumenti, siti d’interesse storico, benessere. Nondimeno, il traffico illecito prospera.
A differenza di Catania, in quanto a Librino, quartiere, tra i più popolosi d’Italia con i suoi quasi 80 mila abitanti, gli stupefacenti sono smerciati in pieno giorno in barba all’età, al sesso, alla condizione sociale, anche gli adolescenti vengono adescati. D’altronde, lo stesso urbanista giapponese Kenzo Tange, al momento di sviluppare il progetto negli anni Settanta dello scorso secolo si rese conto, in corso d’opera, come la città satellite da lui disegnata fosse fallita prima di mettere mano alla costruzione, a causa degli insediamenti abusivi fioriti nel giro di qualche anno in ogni libero spazio. Figurarsi, nel 1981 la costruzione del famigerato palazzo di cemento affidata all’impresa Finocchiaro, progettisti gli architetti, Giuseppe Samonà e Giacomo Leone, aveva mosso … le prime pietre. Fino alla data del 1992l’imponente parallelepipedo non aveva ottenuto le regolari autorizzazioni dei vigili del fuoco, quando venne occupato dagli abusivi. Niente …  garage, pian terreni furono adibiti a ricetto delle auto e delle moto rubate, e nel medesimo stabile si orchestrava lo spaccio di stupefacenti. Neanche l’azione generosa e compulsiva di un mecenate come Antonio Presti ha riscattato Librino dal destino di zona franca, dove prolifera il crimine e la polizia non ha accesso.
Non va meglio a Trapani, nei rioni di San Giuliano, Fontanella, Palme , Milo e Sappusi, dove a dirigere il traffico di droga sono le donne, boss in proprio, a capo delle famiglie mafiose.
Ecco, in una Sicilia dove si realizza la lavorazione dell’idrogeno verde, mentre Lactalis, l’industria del latte, nata per ovviare alla chiusura di noti stabilimenti del Settentrione, occupa 230 dipendenti con investimenti in corso di 4,6 milioni di euro, la droga produce utili ben superiori, offrendo il genere di morte più subdolo e letale con l’incremento del fatturato, funzionale all’occupazione criminale del territorio.

Riguardo l'autore Angelo Mattone

Rispondi

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.