Lo straordinario esempio di Beppe Alfano “rafforza i principi fondanti della democrazia” nella lotta alla criminalità organizzata. Cosi’ il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella in una dichiarazione. “Nel venticinquesimo anniversario del brutale assassinio, per mano mafiosa, di Beppe Alfano, desidero rendere il mio partecipe e commosso omaggio alla sua memoria” afferma il Capo dello Stato. “Giuseppe Aldo Felice Alfano, detto Beppe, insegnante di educazione tecnica con la passione del giornalismo, rientrato in Sicilia fu vittima di un vile attentato a Barcellona Pozzo di Gotto, mentre si trovava all’interno della sua auto. Collaboratore di alcune emittenti e testate locali, in una Sicilia scossa qualche mese prima dalle stragi di Capaci e di via D’Amelio, si era occupato di inchieste che svelavano affari e collusioni della criminalità organizzata oltre che abusi e inadempienze delle amministrazioni pubbliche.
“Il suo tenace impegno nella ricerca della verità e della giustizia costituisce una autentica testimonianza di partecipazione dei cittadini alla affermazione della legalità accanto alle istituzioni, nel contrasto alle reti di complicità delle organizzazioni criminali. Il suo straordinario esempio, come quello di tutte le altre vittime della violenza mafiosa – conclude Mattarella -, rafforza i principi fondanti della democrazia, nel comune impegno di soggetti istituzionali, cittadini e forze politiche e sociali contro ogni forma di barbarie e a garanzia della pacifica convivenza”.
A onorare la memoria del cronista messinese è stato anche il neo presidente della Regione Siciliana, Nello Musumeci: “L’8 gennaio di 25 anni fa – si legge in una nota – la mafia uccideva il giornalista Beppe Alfano, al quale mi legava una sincera amicizia e una comune militanza politica. Egli fa parte di quella schiera, purtroppo lunga, di giornalisti siciliani uccisi solo perché facevano il loro lavoro: informare senza veli e senza piegarsi a pressioni e condizionamenti”.
“Nelle sue cronache sulle tv locali e sul quotidiano del quale era corrispondente, Alfano – continua – era una ‘penna scomoda’ e nell’ultimo periodo si era occupato della latitanza, nell’hinterland barcellonese, del boss Nitto Santapaola e di traffici di armi e droga. La giornata di oggi è importante per sensibilizzare l’opinione pubblica ed evitare che Beppe sia considerato un morto di serie B, ucciso dal piombo e seppellito dalla memoria. La libertà di stampa – conclude Musumeci – va difesa, ogni giorno, da tutti i cittadini che hanno il diritto di avere un’informazione libera e democratica”.