Sono gli uomini della nuova “rete di protezione” dell’Invisibile, come viene soprannominato il superboss latitante Matteo Messina Denaro. Polizia, Carabinieri e Direzione investigativa antimafia (Dia) stamattina hanno stanno eseguitoun provvedimento di fermo emesso dalla Direzione distrettuale antimafia (Dda) di Palermo nei confronti di 22 presunti affiliati alle famiglie mafiose di Castelvetrano, Campobello di Mazara e Partanna (Trapani). Tra i destinatari del provvedimento c’è il superlatitante in persona.
Smantellati i vecchi gruppi che hanno garantito fino ad oggi la sua latitanza, stavolta a finire in carcere sono i cognati di Matteo Messina Denaro: Gaspare Como e Saro Allegra, mariti di due sorelle del boss, Bice e Giovanna. Secondo quanto hanno accertato gli investigatori, i due congiunti erano a capo del sistema che ha garantito affari e “invisibilità” del latitante. Allegra avrebbe avuto un ruolo finanziario collegato, a quanto pare, con un altro degli arrestati: Carlo Cattaneo, imprenditore del settore delle scommesse on line. Cattaneo è accusato di avere rifornito di denaro contante il clan mafioso di Castelvetrano.
Il blitz scattato in provincia di Trapani è l’ennesimo colpo inferto dagli investigatori alla rete relazionale, criminale ed economica di Messina Denaro. Le accuse nei confronti degli indagati sono, a vario titolo, di associazione mafiosa, estorsione, danneggiamento, detenzione di armi e intestazione fittizia di beni. Tutti reati aggravati dalle modalità mafiose.
Le indagini di Polizia, Carabinieri e Dia, inoltre, hanno confermato sia il ruolo di vertice di Messina Denaro sulla provincia di Trapani sia quello del cognato, reggente del mandamento di Castelvetrano in seguito all’arresto di altri familiari. Pedinamenti, appostamenti e intercettazioni hanno ribadito come Cosa nostra eserciti un controllo capillare del territorio e ricorra sistematicamente alle intimidazioni per infiltrare il tessuto economico e sociale. L’indagine che ha portato al blitz in provincia di Trapani, con il fermo di una ventina tra presunti boss e fiancheggiatori di Matteo Messina Denaro, ha consentito di individuare la rete utilizzata dal capo di Cosa nostra per lo smistamento dei ‘pizzini’ con i quali dava le disposizioni agli affiliati.
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