Premio alla carriera per Michele Guardì. A conferire il riconoscimento all’ideatore e regista di numerose trasmissioni tra cui ‘Domenica in’, ‘I fatti vostri’,’Mezzogiorno in famiglia’ o ‘Scommettiamo che…?’ è stata l’università eCampus di Catania. A consegnare il premio, inaugurando la nuova sede dell’Ateneo, è stata la prorettrice, Lorenza Lei, che con Guardì ha molto lavorato, soprattutto da direttrice generale della Rai. Hanno partecipato anche il rettore Enzo Siviero e l’avvocato Rita Neri, direttrice della sede di Roma di eCampus. Guardì spiega il suo successo mettendo l’accento sulla “sintonia che cerco sempre di trovare, di giorno in giorno, con il pubblico italiano. Che non ha smesso di seguirmi e di gratificarmi negli anni. La mia televisione ha cercato di rappresentare i caratteri distintivi della nazione, le gioie e i dolori, la realtà che si muove in Italia, dalle piazze di paese ai tinelli delle case in città. Forse non essermi mai messo addosso i panni di quello che la sa lunga e desidera impartire lezioni mi ha aiutato”, aggiunge. Un successo, sottolinea Gaurdì, che nasce grazie alla “determinazione” e alla “capacità di scegliere cose che so fare e mi piacciono. Se devo creare un programma nuovo o curare una puntata, mi chiedo sempre se, dall’altra parte dello schermo, sarei felice di vedere quello che vado a proporre. Se ho anche soltanto un piccolo dubbio, prendo un’altra strada. Non vado tuttavia in territori che non conosco, non mi competono e non mi interessano. Bisogna essere in consonanza con le cose che si propongono”, sottolinea Guardì.
Per Guardì un programma televisivo può imporsi in virtù della coesione della squadra che lo realizza: “Se il pubblico percepisce che non c’è concordia tra i conduttori e gli artisti che fanno una trasmissione, è certo che quello show non va. Ho avuto la fortuna di lavorare con i grandi nomi della tv di questi decenni, alcuni li ho lanciati io. Cominciai con Pippo Baudo e continuo oggi con Giancarlo Magalli. In mezzo c’è stata un po’ tutta la storia della Rai. A partire da Fabrizio Frizzi, che ho contribuito a far conoscere al grande pubblico e che mi porto nel cuore, come del resto tutti i telespettatori. Scoprire e amalgamare artisti di primo livello è un lavoro che continua a piacermi, dopo tanti anni. E il pubblico sembra gradire”. “Questo è un Paese – conclude Guardì – che si autorappresenta con la televisione. Non solo con la tv, sia chiaro, ma la tv è importante: è lo specchio di quello che succede. Nella vita accadono cose gioiose e tristi, simpatiche, stupide, tragiche, intelligenti. La televisione rappresenta questo fiume della vita. Accade lo stesso andando in piazza, anche oggi, nel 2018. La televisione è la piazza allargata”.