Catania, il “paladino” dell’antiracket interrogato dai giudici: “Non era pizzo ma benefit”

E’ durato mezzora l’interrogatorio di garanzia, dinanzi al gip di Catania, dell’ex presidente dell’associazione antiracket siciliana Asia, Salvatore Campo, da ieri ai domiciliari per estorsione continuata, peculato e falso ideologico, accusato di avere sottoposto al pizzo vittime del racket che chiedevano un contributo allo Stato. Davanti al gip Anna Maria Cristaldi, Campo, assistito dai legali Luigi Latino e Sergio Confalone, ha spiegato che “quelle somme erano benefit che volontariamente le vittime di racket”, che si rivolgevano alla sua associazione, gli davano “a titolo di ringraziamento”. Alla domanda insistente degli inquirenti che gli contestavano in più occasioni di avere percepito somme ancora prima della conclusione della pratica, Campo ha replicato: “Non c’è stata mai alcuna pressione”. La procura di Catania con la collaborazione del nucleo di polizia economica e finanziaria culminata con l’operazione di ieri, denominata “My racket”, ha ricostruito diversi episodi di estorsione da parte del presidente dell’antiracket nei confronti di alcune vittime di fatti di criminalità organizzata che avevano chiesto accesso allo specifico fondo di solidarietà statale. Campo prima di lasciare palazzo di giustizia ha rassegnato le proprie dimissioni dalla carica di presidente dell’A.si.A. Ieri sera la prefettura ha sospeso con effetto immediato l’associazione dal registro degli enti accreditati e avviato la procedura di revoca dell’iscrizione nel registro delle associazioni che tutelano le vittime della criminalità mafiosa.

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