Paternò, “Quello streaming non s’ha da fare”: il No alla diretta che suona vergognoso

Il Consiglio comunale di Paternò, riunitosi ieri sera dopo un mese e mezzo, è un esempio della disaffezione dei cittadini che porta a dir male dei propri rappresentanti politici. Quando si dice che la gente ha una pessima idea della politica, ha ragione.

Sarebbe bastato vederli all’opera, ieri sera, per farsene una ragione in più. Un inutile spreco di energie, ore di luci accese, straordinario di personale e il ‘contagettoni’ che gira, per approdare poi al nulla. E stasera, a quanto pare, si replica. L’ordine del giorno era nutrito ma, sostanzialmente, carta straccia perché l’opposizione ha tenuto sotto scacco maggioranza e rappresentante della amministrazione, facendo saltare tutto. Il motivo? La proposta, attraverso il voto del consiglio, di concedere a privati, o a testate giornalistiche che ne abbiano fatto richiesta, la ripresa in streaming, integrale e a titolo gratuito, dei lavori del consiglio comunale. Richiesta formulata dal consigliere M5S Marco Gresta, dichiarata opportunamente legittima anche da parte del Segretario generale, salvo poi fare marcia indietro. E qui si è scatenata la bagarre. Ad onor di cronaca, il Movimento 5 Stelle già a inizio autunno aveva avanzato la richiesta di riprendere i lavori del Consiglio, cosa negata dal presidente del consiglio. Sempre mesi addietro, la testata giornalistica Radiovideo City, a firma del suo direttore il giornalista Orazio Caruso, aveva chiesto di poter effettuare la ripresa per un periodo di tempo, dietro modesto compenso. Anche questa ipotesi bruciata. E di recente, il 9 settembre scorso, il “Corriere Etneo” si era offerto di riprendere gratuitamente i lavori dell’assemblea cittadina. Ma nemmeno questa ipotesi è andata bene all’amministrazione comunale. A questo punto a poco servono le scuse del presidente del consiglio Filippo Sambataro e le dietrologie di alcuni consiglieri della maggioranza, alcune veramente ridicole ed inopportune. La verità è una e una soltanto: alla gente a casa, non bisogna far vedere i lavori del consiglio. Un divieto che suona quasi medievale ai tempi della diffusione massiva di smartphone e tablet.

E’ un passo indietro nella storia, per nulla nostalgico. Assieme al professore Angelino Cunsolo, molti anni fa, stavamo per ore seduti in aula fino alla fine del consiglio per raccontare alla gente ciò che era accaduto attraverso le righe dei quotidiani locali.

Questi nuovi amministratori paternesi non si sono accorti che il mondo ha fatto notevoli passi in avanti e che è cambiato anche il modo di raccontare le cose. Ma a Paternò le cose non cambiano. Che vergogna, e se siamo fortunati stasera ci sarà un“Vergogna bis”.

 

Avatar

Riguardo l'autore Alfio Cartalemi

Rispondi

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.