Danza, dalla Sicilia alla Germania e ritorno: la sfida di un ballerino catanese d’eccellenza

MATTEO LICARI

Si ha un gran parlare, oramai da tanti anni, di emigrazione dei cervelli – giovani soprattutto – dall’Italia verso l’estero a causa del fatto che nel nostro paese non trovano alcuna possibilità di mettere a frutto la loro bravura e le loro competenze. Il Corriere Etneo ha incontrato uno di questi giovani nato e vissuto a Catania finché ha potuto e che porta avanti la bandiera d’Italia nel mondo della danza internazionale. Vive e lavora, oramai da tanti anni, in Germania a Kaiserslautern, a metà strada fra Stoccarda e Francoforte, dove dirige una prestigiosa accademia per le giovani ed i giovani che desiderano diventare professionisti nella danza classica e moderna. Parliamo di Salvatore Nicolosi, classe 1987, che abbiamo incontrato durante la pausa dei lavori per uno stage che sta tenendo in questi giorni, per gli aspiranti attori e attrici del Teatro dell’Accademia di Catania. Salvatore racconta com’è nata la passione per la danza: “Dalla TV. Desideravo tanto volteggiare come i ballerini che vedevo nei balletti di Fantastico, per esempio. Una passione che, accoppiata a quello dalla musica, mi ha fatto chiedere ai miei genitori di farmi frequentare a dieci anni la scuola di Danza della mia prima Maestra, la catanese Elisa Laviano, bravissima”.

E com’è che dopo le prime esperienze di successo a Catania ti trovi a ballare per i teatri d’Europa?

Comprendendo che nella mia città gli spazi per emergere erano pressoché nulli, decisi di perfezionarmi alla Hamlyn Dance School International di Firenze, l’inarrivabile scuola di danza che mi ha accolto a braccia aperte al primo saggio e che mi ha formato, e dove ho imparato la disciplina e l’esercizio della fantasia artistica; ma il salto di qualità l’ho fatto quando il Maestro Michel Gascard della Rudra Béjart Ballet Lausanne mi volle allievo della sua scuola di danza di Losanna; e da lì sono fiorite tantissime scritture e spettacoli in giro per l’Europa fino ad adesso”.

Hai un repertorio che tocca quasi tutti gli stili conosciuti.

“Si, ballo il moderno, il classico, Indian dance, Pas de deux, Graham, Jazz, Funk, Hip Hop, …”. Basta, basta, ci bastano”.

Qual è l’esperienza europea che ti è più cara?

“Se proprio lo vuole sapere, l’esperienza che mi è rimasta nel cuore è catanese; nel 2010 ho ballato da protagonista nello Schiaccianoci al Teatro Bellini! Si realizzava il sogno di ballare nel teatro più bello d’Europa che è nella mia città. Una emozione infinita”.

Che non si è ripetuta.

“No”.

Leggo nei tuoi occhi nostalgia e rabbia

“Sì”.

Non insisto. E delle tue applauditissime performance che ci hai regalato l’estate passata a Taormina che ci dici?

“Sì, è stata un’altra grandissima emozione danzare al Teatro greco, chiamato da coreografo e da ballerino a metter in scena due mie coreografie per le rappresentazioni dell’Aida prima e della Traviata dopo”.

Un giusto riconoscimento.

“Oh sì, certo, diciamo che sono tornato vincitore”.

Come te lo immagini il tuo futuro?

“Le dirò come lo penso e come lo desidero: bello come il mio presente e a Catania. Spero di potere mettere su una Compagnia di Danza e di produrre spettacoli di balletti per i quali, un po’ dovunque, c’è un certo risveglio di interesse del pubblico, anche a Catania”.

C’è da sperare che dalle istituzioni qualcuno favorisca questo progetto di indubbio spessore culturale.

“Ci spero, ma non ci credo”.

Ci sorride, tace, ci saluta e s’allontana. Oh numinoso Scipione, che ci sostieni ogni giorno dal nostro Inno Nazionale, aiuta questo giovane a mai proferire la tremenda invettiva che lanciasti un dì ai tuoi concittadini irriconoscenti: “Ingrata Patria non avrai mai le mie ossa”!

 

 

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