Paternò, il Comune perde finanziamento di 7 mln: iter partito nel 2010

Finanziamento revocato, addio 7 milioni di euro. Un decreto della Regione Siciliana, firmato dal dirigente generale dell’assessorato delle Infrastrutture e della Mobilità e datato 16 gennaio 2019, mette una pietra tombale su un finanziamento di 7 milioni euro destinato al Comune di Paternò nell’ambito del “Programma di riqualificazione urbana per alloggi a canone sostenibile” in contrada Balatelle.
Il programma proposto dal Comune prevedeva un impegno complessivo di 8 milioni e 750 mila euro di cui 7 milioni quale contributo Stato-Regione e 1 milione e 750 mila euro del Comune.
L’iter del finanziamento ha preso le mosse nel lontano 2010, quando a governare non era l’attuale amministrazione ma la giunta Failla.
A più riprese, però, per ben 4 volte nel 2018 il Dipartimento regionale delle Infrastrutture ha sollecitato il Comune di Paternò ad adempiere ad alcuni atti pena la revoca del finanziamento. L’ultimatum – per così dire – da parte dell’assessorato regionale viene dato all’amministrazione il 12 novembre scorso. Al Comune di Paternò viene chiesto di trasmettere entro 30 giorni la proposta rimodulata e la delibera di impegno delle somme necessarie al cofinanziamento.
Secondo quanto scrive il dirigente generale, il Comune di Paternò non ha dato riscontro alla richiesta.
La mancanza di risorse economiche e la conseguente impossibilità di impegnare la somma in delibera, rappresentano secondo alcuni il vero ostacolo insormontabile. In realtà, il progetto prevedeva l’intervento dei privati che avrebbero beneficiato del progetto – redatto e poi chiuso in un cassetto – e del finanziamento a fronte di un proprio impegno dal punto di vista economico.
Uscito di scena l’allora sindaco Failla, è probabile che l’amministrazione Mangano abbia fatto scelte di politica urbana diverse nell’area individuata, destinataria di un finanziamento. Scelte che hanno stravolto la destinazione dei lotti e cancellato ogni possibilità di ridare vita a quel progetto che prevedeva la realizzazione di case, botteghe e spazi collettivi.
Contro il decreto è possibile presentare ricorso al TAR, entro 60 giorni, oppure al Presidente della Regione, entro 120 giorni.

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