Bronte, le ragioni della Soprintendenza sul Piano paesaggistico: il Consiglio non condivide

La Soprintendenza ai Beni culturali di Catania arriva con il suo “plenum” al Consiglio comunale di Bronte per spiegare il valore del Piano paesaggistico provinciale, ma l’assemblea resta dubbiosa e pur accettando il fatto che questo non faccia altro che sintetizzare tutte le norme in vigore sul paesaggio, punta il dito contro il nuovo strumento di pianificazione, accusandolo di impedire lo sviluppo legato alla sfruttamento del territorio.
Al Consiglio comunale, convocato dal presidente Nino Galati, sono intervenuti il soprintendente in persona, Rosalba Panvini, accompagnata da Anne Sergi, Laura Patanè, Benedetto Caruso e Franco La Fico Guzzo. Presente anche l’architetto Luigi Longhitano, l’ing. Salvatore Caudullo ed il comandante della Guardia Forestale di Bronte, Antonino Ruffino.
“Questo piano – ha affermato la soprintendente Panvini – è una grande risorsa. Tiene contro della valenza monumentali e paesaggistiche di questo territorio. La legge sancisce la valenza del paesaggio. Guai se non vi fosse il rispetto del paesaggio. Cosa lasceremo ai nostri figli se continuassimo l’aggressione selvaggia prodotta in passato dall’edilizia? E questo non significa ingessare il territorio”.
La soprintendente ha spiegato i livelli di tutela del Piano che sono 3 e con salvaguardia crescente.
“Non abbiamo inserito nuovo vincoli – ha aggiunto la dottoressa Sergi – ma solo quelli già previsti e nel Parco dell’Etna restano in vigore le norme dell’area protetta. Sui boschi abbiamo modificato le mappe cercando di inserire solo quelli reali, ma si sappia nel 2012 la Regione ha redatto la mappa dei boschi inserendo dei boschi che in realtà non ci sono, sottolineando che tutti gli strumenti di programmazione devono essere coerenti con questa carta. Nonostante le proteste ha concluso – non è stato possibile cambiare la carta”.
“Il cittadino – ha affermato il vice sindaco Gaetano Messina – si rende conto che alla tutela non coincida uno sviluppo”.
Diverse le domande e le riflessioni dei consiglieri. Rosario Liuzzo ha sottolineato la necessità di costruire un sistema più sfumato nella definizione delle zone perché, oggi con le nuove tecnologie che permettono realizzazione di strutture completamente ecocompatibili, è possibile costruire senza deturpare l’ambiente.
Salvino Luca ha ribadito l’importanza di valorizzare quanto di pregio vi sia nei pressi dei fiumi Simeto ed Antonio Petronaci ha ribadito come spesso la gente veda di più i vincoli che la tutela visto che poi il territorio è ridotto ad una discarica. In tanti hanno ribadito preoccupazione perché nei pressi del fiume Simeto vi sono i frutteti, dove adesso, dopo il decreto Tusa, c’è totale divieto di edificabilità.
“Di sicuro il Piano è una risorsa, – ha affermato il consigliere Maria De Luca – ma non può ghettizzare il territorio. Permette solo di guardare il paesaggio, mentre noi abbiamo bisogno anche di sviluppo economico e turistico. In Trentino e Veneto tutelano l’ambiente, ma hanno strutture moderne in alta montagna. Mi rendo conto che è una questione politica, ma questo piano andrebbe impugnato”.
Al consigliere De Luca ha fatto eco anche l’assessore Di Mulo chiedendo come questo piano favorisca lo sviluppo.
Alla fine chiara la risposta della Soprintendenza. “Niente alberghi a 5 piani nelle aree di pregio, dove è possibile solo ristrutturale l’esistente”.

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