Mediterraneo, il continente sull’acqua laboratorio del contagio culturale

Il titolo della riflessione, che sabato sera si è svolta nei saloni della scuola “Monsignor Savasta” – proposta dal Lions e Leo di Paternò – è “La pace nel Mediterraneo, immigrazione ed integrazione, tra emergenza umanitarie e politiche dello sviluppo”. Un tema forte e attuale che riguarda ognuno di noi. Il Mediterraneo è il luogo dell’incontro tra le culture che lo abitano, da nord a sud, da est ad ovest. Il Mediterraneo, profetizzava Giorgio La Pira: è come una sorta di “grande lago di Tiberiade” che accomuna la “triplice famiglia di Abramo”.

Accolti da Francesco Ciancitto – presidente del Lions – e da Fiorenza D’Urso – presidente dei Leo – l’incontro è stato moderato e introdotto sapientemente da Vittorio Galvani – già dirigente scolastico. I relatori hanno proposto una narrazione emozionante, offrendo molti spunti di riflessione dalla geopolitica alla teologi. Ha colpito particolarmente la relazione di Salvo Andò – costituzionalista e presidente nazionale di “laboratorio Democratico”. Forte della sua esperienza – politica, culturale e di governo – Salvo Andò, ha tracciato un palinsesto strategico sulle possibili evoluzioni del “sistema Mediterraneo” definendolo “un universo, che contiene tante differenze, teatro di conflitto ma nello stesso tempo laboratorio del contagio culturale”. Interessante è stata la sua chiave di lettura secondo la quale esiste un modello Mediterraneo, multiculturale e policratico e dall’altro, un modello americano (la civiltà degli oceani), sempre multiculturale ma monocratico.
La sfida del prossimo futuro è dimostrare come il Mediterraneo possa diventare un modello virtuale di possibile governo, se non vogliamo passare tutta la vita a imporre, con le guerre, democrazie confezionate ad arte. La proposta è quella di lavorare ad un “Mare Nostrum Costituzionale” che generi una pace, non imposta ma naturale, come conseguenza della rimozione delle cause della guerra. Il colonialismo e il neo colonialismo non hanno certo incentivato questo processo e al grande entusiasmo del ’89 per l’abbattimento del muro di Berlino, si contrappone la tristezza di questi giorni che regista la costruzione di molti muri in tanti paesi, per separare, dividere, distinguere.
L’ex rettore dell’Università di Enna Salvo Andò traccia una via possibile (per governare i processi di governo) a partire dal suo credo religioso: “Cristo è diventato uomo, per rendere narrabile la storia e le sacre scritture, interpretandole e contestualizzandole”, definendo quindi un nuovo terreno di confronto tra le religioni mediterranee.
La Scuola e la Carità sono i temi proposti da Santa Russo – dirigente scolastica della scuola Marconi di Paternò e Salvatore Mazzamuto – diacono, responsabile del servizio mensa della Caritas di Paternò. Campi applicativi della possibile inclusione: educazione e solidarietà. Due esempi pratici esercitati a Paternò.

All’incontro ha partecipato – proponendo due cortometraggi – “Il potere dell’oro rosso” di Davide Minnella
e “Il tratto di Alessandro” di Stevanon – Peppe Manno – direttore artistico della DOC Cinema Itinerante. Il suo è stato un contributo emozionante a dimostrazione del valore del cinema e più in generale dell’arte paesaggio del confronto interculturale. Toccante, in particolar modo, “il Tratto di Alessandro”, corto che evidenzia il potere del disegno come strumento di conoscenza e di condivisione. A concludere gli interventi Linda Cotugno – docente con esperienze didattiche nel Mondo Orientale. Colpisce la sua testimonianza sul significato del “velo” che portano le donne orientali, inteso come allegoria del conflitto tra oriente e occidente. Quasi un dispositivo per far concentrare le attenzioni dell’interlocutore (l’altro) non tanto sulla fisicità del corpo della donna (spesso mercificata nel mondo occidentale) ma sulle sue idee. Il velo non è quindi un simbolo di oppressione “ma un modo per mettere in risalto la loro mente”. Tutto questo, aggiunge, ovviamente in condizione di libera scelta.

Crediamo che la questione non sia quella di scegliere un modello omologatore ma trovare i punti di contatto tra le culture e farsi portatore del valore delle differenze. In questi giorni l’eversione naviga sui mari del pregiudizio.
Le conclusioni che offre Salvo Andò sono quelle di dover impegnarci per collocare la Sicilia al centro dell’Euro Regione del Mediterraneo. Educare i giovani – attraverso un Erasmus del Mediterraneo – ad affrontare le sfide dei prossimi anni:
le trasformazioni delle grandi città del Mediterraneo. Il Cairo, Atene, Gerusalemme, Istanbul e una delle più grandi città-regione che è la Sicilia. Il tema comune a queste grandi città è il paesaggio, le risorse culturali e l’energia rinnovabile. L’azione più rivoluzionaria è quella di realizzare una rete di mobilità mediterranea – sicura ed efficiente – tra porti e aeroporti. Rendere il Mediterraneo così come profetizzato da Giorgio La Pira: “un grande lago di Tiberiade che accomuna la triplice famiglia di Abramo”. La proposta è quella di ripartire dalla consapevolezza che esiste un’identità mediterranea e che la storia ci ha insegnato come governarla. La Sicilia – in questo modello geopolitico – è sempre più una nuova città, attrattore e porta tra il sud e il nord, tra oriente e occidente. Europa, Enea, Ulisse, Dedalo, Cleopatra, sono le trecce che la storia ci ha lasciato. E che dire del monachesimo occidentale, che deve molto all’esperienza egiziana e siriaca? Se cerchiamo nella storia troviamo tutte le risposte per il futuro prossimo.

Avatar

Riguardo l'autore Francesco Finocchiaro

Architetto vitruviano. Credente convinto e appassionato delle religioni. Vive il suo lavoro come una grande passione . Esplora gli innumerevoli paesaggi dell’arte: dalla poesia al giornalismo, dall’architettura alla grafica, dalla comunicazione alle strategie urbane. Docente di storia dell’arte e filosofo dell’abitare. Convinto sostenitore del futurismo e che l’innovazione ha le sue radici nella memoria. Vorace lettore di Papa Francesco, di Pablo Neruda, Lucía Etxebarria e Omero. Vive l’architettura come un Pitagorico, in forma mistica e monastica come il suo architetto preferito, Peter Zumthor.

Rispondi

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.