Adrano, tu chiamale se vuoi…mozioni: sfiduciare il sindaco e non salvare la città

Alla fine, l’opposizione (o una parte di essa) ha sbottato: “Il sindaco D’Agate vada via”. Delusa dall’imperturbabilità del primo cittadino di fronte ad una serie di richieste e imbufalita per la mancanza di garbo politico dimostrato dal sindaco nel disertare una seduta consiliare straordinaria, il consigliere Carmelo Pellegriti (Udc) ha preannunciato venerdì scorso la presentazione di una mozione di sfiducia nei confronti del sindaco. Solo che – come egli stesso ha ammesso – devono essere trascorsi almeno due anni dall’insediamento del sindaco prima di poter presentare una mozione che miri a far decadere il sindaco. La mozione “anticipata” assume quindi una valenza politica, senza produrre effetti sul piano pratico.
E’ la pericolosa situazione di stallo in cui si trova l’amministrazione, in realtà, a preoccupare le forze politiche e quanti hanno a cuore il destino della comunità. Il sindaco naviga a vista senza dar conto ai cittadini di ciò che li attende e senza avere la possibilità di programmare un piano di sviluppo. Dice di riporre molte speranze nell’annullamento della transazione Enel Sole (si liberebbero, così, milioni di euro) ma è un atto che i burocrati non gli lasciano fare, dando prova di chi muove davvero le leve dentro il Palazzo di via Aurelio Spampinato. Di là da venire, il nuovo organigramma interno che dovrebbe redistribuire incarichi e ruoli e valorizzare i funzionari, per così dire, più governativi. Nell’attesa di tutto ciò, non succede nulla ed è quasi passato un anno. Ed è questo che preoccupa.
Alla seduta consiliare di ieri, assenti i consiglieri di Lega e Udc, è stato approvato un documento nel quale si chiede di attuare “un monitoraggio del grado di realizzazione del Piano di riequilibrio, poiché l’ultimo risale a settembre 2017”.
Il Piano di riequilibrio, lo ricordiamo, è il lascito dell’amministrazione Ferrante che ha caricato sul groppone degli adraniti una quarantina di milioni di euro di debiti, spalmandoli per una ventina d’anni. Il Piano giace ancora inevaso al Ministero dell’Interno, tanto che nel documento approvato ieri ci si chiede se sia possibile adire le vie legali proprio contro questo ‘silenzio’ del Ministero. Alla fine del documento una domanda che, di sicuro, provoca i brividi ad un centinaio di dipendenti non ancora regolarizzati con contratto a tempo indeterminato: In caso di dichiarazione di dissesto si possono stabilizzare i precari?
C’è una città da salvare, come si vede. E la “sfiducia” anticipata nei confronti del sindaco, certo, non aiuta.

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