Bronte, il sindaco Calanna chiede il giudizio immediato: è il percorso processuale di chi ha prove evidenti

Giudizio immediato per il sindaco di Bronte Graziano Calanna, arrestato il 30 novembre scorso nell’operazione “Aetna” e poi tornato in libertà – il 14 marzo scorso – dopo che la Cassazione ha annullato senza rinvio l’ordinanza. La decisione di ricorrere al giudizio immediato è stata presa dal primo cittadino insieme con gli avvocati difensori Carmelo Peluso e Maria Mirenda.
Nel giudizio immediato l’imputato rinuncia all’udienza preliminare, il Gip è quindi tenuto a disporre il giudizio omettendo tale fase processuale. Di solito è il percorso scelto da chi ritiene avere tra le mani una prova evidente.
“Quando mi sono candidato – ha dichiarato Calanna il giorno della remissione in libertà – avevo messo in conto qualche avviso di garanzia. Sinceramente non avevo mai pensato di essere arrestato. Pensavo e continuo a pensare che chi non ha rapporti con la mafia, chi non ruba, non può mai essere arrestato. Da uomo delle istituzioni e da uomo di legge non potevo non avere fiducia nella giustizia”.
L’inchiesta che ha visto coinvolto il sindaco di Bronte ha portato ai domiciliari anche l’imprenditore Francesco Augusto Russo Morosoli, le cui responsabilità penali verranno chiarite in un altro troncone processuale. Calanna è accusato di istigazione alla corruzione, in relazione alla richiesta di utilità corruttive indebite per procedere all’affidamento ad un’impresa privata della gestione della manutenzione e sfruttamento dell’energia elettrica prodotta dall’acquedotto comunale di Bronte. Una intercettazione tra due persone coinvolte nell’inchiesta, Musmeci e Bellia, chiama in causa il primo cittadino brontese quale “istigatore” di un atto di corruzione. Secondo questa interpretazione, il sindaco di Bronte ha chiesto ad un’azienda interessata all’affidamento della gestione della manutenzione e sfruttamento dell’energia elettrica prodotta dall’acquedotto comunale di Bronte di prevedere nel piano dei pagamenti di spesa da far approvare al Comune un aumento del valore di 20.000 euro del costo del collaudo, al fine di ottenere illecitamente per sé la predetta somma. Disegno criminoso che non si è mai concretizzato in una dazione di utilità corruttiva in quanto l’imprenditore contattato non ha dato seguito alla richiesta indebita. Interrogato dai magistrati, Calanna ha sempre negato di aver chiesto utilità illecite per sé o per i propri amici e ha spiegato che nel particolare caso di finanza di progetto, la ipotizzata condotta di istigazione alla corruzione sarebbe stata del tutto impraticabile.

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