Metropolitana etnea, armature della mobilità e costellazioni urbane: i cittadini ridisegnano il territorio (VIDEO)

A Paternò si sono appena concluse “le cinque giornate di Milano”. Moti risorgimentali per unificare la linea metropolitana da Catania ad Adrano; visto che manca solo il tratto Misterbianco-Paternò. Per la verità, si sono viste solo le barricate e pochi spari, anche perché nessuno è scivolato nella trappola della rissa, tra l’altro ben organizzata da qualche “paraboliano” di Cirillo d’Alessandria.
La cosa più importante è che in questi giorni si è cominciato a parlare di politica della mobilità e modelli di sviluppo economico. Non avveniva da anni. Comitati, movimenti, gruppi e tanti cittadini, si sono confrontati con la politica: hanno ascoltato, discusso, proposto, sollecitato e sensibilizzato. Il risultato è il desiderio di continuare un percorso e la consapevolezza che solo attraverso la realizzazione di un’armatura della mobilità integrata è possibile ridisegnare il futuro di questo territorio: da soli non si va da nessuna parte. La presenza di molti deputati regionali e nazionali, di rappresentanti del governo regionale e locale – che insieme hanno voluto riflettere con la gente – rappresenta un ritorno alla “politica” condivisa con la collettività. Solo attraverso una visione, un’idea, un programma.

Non possiamo non evidenziare che c’è un forte ritardo nella programmazione dell’opera e nella sua realizzazione. Infatti si aspetta da più di trent’anni, e non possiamo non evidenziare che una delle tante cause – quella locale per esempio – è la mancanza di un progetto strategico complessivo della mobilità e la volatilità del progetto urbanistico che dovrebbe sostenere le scelte di sistema ma che invece, a causa della decadenza dei vincoli urbanistici dal 2008, si presta ad essere “manipolato” ripetutamente, senza pudore.

In effetti il completamento della linea metropolitana e la realizzazione della nuova stazione con annesso ‘people mover’, costituiscono un’opportunità per rilanciare questo territorio e rigenerare parti di esso – ormai da tempo ammalorati, emarginati e degradati – e connetterli con il resto della città.
Lo scenario possibile è quello di utilizzare la nuova stazione come nodo di interconnessione per ramificare – anche con tecnologie diverse – la rete di attraversamento urbano. Prolungando il ‘people mover’ verso l’acropoli e connettendolo alla linea ferrata Bicocca CT-Motta-Regalbuto, nella stazione San Marco. Mentre ad est – recuperando il tracciato che viene dismesso dalla FCE alla luce della sua proposta di nuovo percorso – è possibile realizzare una linea di tram che ci permette di raggiungere la vecchia stazione, il quartiere di via Sardegna, l’Istituto Agrario e la parte più a sud del quartiere Scala Vecchia. E sempre utilizzando la stessa linea, che sarà dismessa, si può raggiungere anche il quartiere Giaconia.
In pratica, con un programma più articolato, è possibile raggiungere le periferie della città (Scala Vecchia e Giaconia), il giacimento culturale, naturalistico e archeologico dell’acropoli, il distretto artigianale-industriale a sud della città, direttamente collegato con l’interporto di Catania; oltre quello che ha già previsto il progetto attuale della FCE che deve essere difeso e finanziato immediatamente. Condividere questo paradigma significa chiedere un impegno preciso alla classe politica per i prossimi cinque anni a supporto di questo territorio.

Gli strumenti per sostenere questo programma (almeno locali) sono senza dubbio – prima di ogni altro atto – la revisione del Prg che deve accelerare la sua elaborazione e tenere conto dei temi della mobilità, della protezione civile, della rete commerciale, delle polarità scolastiche e del patrimonio naturale e culturale. I numerosi bandi europei che finanziano le progettualità sulla mobilità sostenibile, tendenti a mitigare l’uso del gommato su strada, possono essere il terreno di confronto con la classe politica regionale e locale. Se dobbiamo chiedere qualcosa, chiediamo questo impegno. Nelle more che ciò si realizzi è necessario dotarsi di un progetto urbano – riferito alle aree oggetto degli interventi sulla mobilità – per apporre i vincoli urbanistici e blindare le scelte per il futuro, per evitare incongruenze di destinazione d’uso, che sviliscono il lavoro di tanti progettisti e politici che mettono tutto l’impegno per realizzare la metropolitana.

Molti sono gli esempi virtuosi che, attraverso il tema della metropolitana, hanno rigenerato parti significative di territorio. Per esempio la stessa Catania, oppure Napoli, Palermo in Sicilia e tanti altri in Europa. Sempre attraverso la qualità dell’architettura nella sua dimensione urbana. Cosi come ci ha insegnato Bruno Gabrielli (redattore dell’ultimo Prg), che per l’area della stazione nuova, aveva disegnato un piano innovativo e funzionale già nel 1994 (si dovrebbe ripartire da quel disegno).

Rimangono gli interrogativi. Saremo capaci di guardare avanti con spirito costruttivo? Siamo capaci di promuovere la politica della condivisione programmatica guardando al futuro senza paura e scettiscismo? Sapremo investire le nostre risorse attuali per qualcosa che forse noi non vedremo? Riusciremo a guardare con occhi nuovi questi temi come sanno fare i nostri giovani, evitando le rassegnazioni e le diffidenze per il futuro? La politica riuscirà a fare un salto di qualità per restituirci gli strumenti necessari per costruire il nostro futuro? Visto che qualcuno prova a rubarcelo. Molto dipende dal rapporto che vogliamo instaurare tra la politica, la comunità e gli obiettivi raggiungibili. Molto dipende dal modello di sviluppo che vogliamo realizzare e quanta voglia abbiamo di restare a vivere in questa terra preziosa. Abbiamo bisogno di nuove visioni politiche e non mistiche presenze. Si riparte dall’armatura della mobilità, questa è la vera notizia e lo si deve fare ridisegnando una nuova costellazione. La via è stata tracciata.

Clicca qui sotto per vede le immagini della Metropolitana di Napoli, una delle più belle al mondo.

Riguardo l'autore Francesco Finocchiaro

Architetto vitruviano. Credente convinto e appassionato delle religioni. Vive il suo lavoro come una grande passione . Esplora gli innumerevoli paesaggi dell’arte: dalla poesia al giornalismo, dall’architettura alla grafica, dalla comunicazione alle strategie urbane. Docente di storia dell’arte e filosofo dell’abitare. Convinto sostenitore del futurismo e che l’innovazione ha le sue radici nella memoria. Vorace lettore di Papa Francesco, di Pablo Neruda, Lucía Etxebarria e Omero. Vive l’architettura come un Pitagorico, in forma mistica e monastica come il suo architetto preferito, Peter Zumthor.

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