L’Astronauta Parmitano ovvero il principe delle stelle

Luca Parmitano

«Non vi preoccupate, ci vedremo presto», sono le parole di Luca Parmitano. Il tenente colonnello dell’Aeronautica Militare, il primo italiano e il terzo europeo al comando della Stazione Spaziale Internazionale. Un padre che saluta le figlie, prima di partire. Saluta Sara e Maia, saluta la moglie, gli amici. Saluta tutti noi, prima di cominciare un viaggio tra le stelle. Un viaggio che condividerà con “lo statunitense Andrew Morgan della Nasa e il russo Aleksandr Skvortsov della Roscomos”.

Luca Parmitano – originario di Paternò – è l’astronauta; colui che naviga tra gli astri. Una figura leggendaria e mitologica. Tutti da piccoli volevamo fare il suo lavoro. E’ l’uomo che viaggia tra le stelle verso l’ignoto. Dopo cinquant’anni l’uomo ritorna a esplorare lo spazio, il cosmo, “l’infinito”. Era il luglio del 1969 quando Neil Amstrong, compiva il “grande passo per l’umanità”, inaugurando l’inizio di una nuova era.

Come il cavaliere Astolfo, dell’Orlando Furioso di Ludovico Ariosto – al canto XXXIV – il nostro astronauta, con l’aiuto di San Giovanni Evangelista e l’Ippogrifo, raggiunge la stazione orbitante. Forse un tentativo di riportare il senno di Orlando sulla terra, quel senno, che qualche volta, l’umanità sembra aver perso. Che poi Astolfo e Orlando ci ricordano i pupi siciliani, quelli della Chanson de Roland.

Tanti sono gli esempi della letteratura che hanno descritto il viaggio tra le stelle: Luciano di Samosata, Cyrano de Bergerac, Italo Calvino e Antoine de Saint-Exupery, solo per citarne alcuni. E’ l’idea del viaggio ultramondano, come quello di Enea e di Dante, e qui, Luca Parmitano, si appresta a compierlo ancora una volta, per noi, per capire, per esplorare l’universo.

Abbiamo negli occhi, le foto del nostro astronauta italiano, quando partì per la prima volta e ci raccontò la terra da un’altra prospettiva, più poetica, come quella del “Il Piccolo principe” di Antoine de Saint-Exupery.

Un intero Paese e tutta l’Europa, sarà vicino a Luca, lo seguirà passo dopo passo, nella sua avventura. Lo faranno le sue figlie, i suoi amici, il mondo intero. Un viaggio, come Cristoforo Colombo, come Amerigo Vespucci, come Marco Polo. Un viaggio tra gli astri, quelli che contempliamo ogni notte d’estate. Dentro quell’infinito Leopardiano, dentro uno spartito di stelle, che ha ispirato poeti, artisti e sacerdoti.
Una prospettiva diversa, rivoluzionaria, che restituisce la misura di chi siamo e «Cielo e Terra dicono qualcosa / l’uno all’altro nella dolce sera. / Una stella nell’aria di rosa, / un lumino nell’oscurità.» (L’Imbrunire” di Giovanni Pascoli, da I Canti di Castelvecchio)

«Non vi preoccupate, ci vedremo presto» e vogliamo immaginare Luca, come il piccolo principe, che naviga tra i pianeti, per conoscere nuovi mondi e imparare cose nuove: come curare una rosa, come governare un pianeta, come guardare una stella.
Sarà il comandante, il capitano, un vero capitano, e siamo sicuri che lui ci racconterà ancora una volta, non solo le cose della scienza, ma di come l’uomo vive l’emozione dello spazio, di come si può guardare la terra. Aspetteremo le sue foto, le sue riflessioni perché questo è Luca Parmitano. Un astronauta come Giasone, come Ulisse, venuto da un’isola, dove le stelle hanno il nome degli dei, degli eroi e degli animali leggendari. Cosa vi aspettavate?

«Non vi preoccupate, ci vedremo presto» solo le parole di quest’astronauta; solo il desiderio di tornare; il senso di responsabilità di chi è consapevole del suo compito; sono la certezza dei propri mezzi; sono la fiducia negli altri; sono il sorriso prima di partire; sono l’invito a seguire ogni giorno questo viaggio; sono la mitezza e la carezza di un padre verso le proprie figlie e la moglie. Perché è: «L’amor che move il sole e l’altre stelle» (Paradiso XXXIII, v. 145, Divina Commedia, Dante Alighieri).

«Non vi preoccupate, ci vedremo presto», magari in una notte d’estate, sull’acropoli di Paternò a guardare le stelle.

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Riguardo l'autore Francesco Finocchiaro

Architetto vitruviano. Credente convinto e appassionato delle religioni. Vive il suo lavoro come una grande passione . Esplora gli innumerevoli paesaggi dell’arte: dalla poesia al giornalismo, dall’architettura alla grafica, dalla comunicazione alle strategie urbane. Docente di storia dell’arte e filosofo dell’abitare. Convinto sostenitore del futurismo e che l’innovazione ha le sue radici nella memoria. Vorace lettore di Papa Francesco, di Pablo Neruda, Lucía Etxebarria e Omero. Vive l’architettura come un Pitagorico, in forma mistica e monastica come il suo architetto preferito, Peter Zumthor.

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