Adrano, denuncia ‘social’ per una ragazza molestata: “Abbiamo paura ad uscire di casa”

Una notizia di cronaca anticipata dai social. L’ha pubblicata Adrano Dreamers, la popolosa community, e riguarda il tentativo di molestia di un gruppo di ragazzi ai danni di una giovane donna. A denunciare i fatti è il “quasi” ragazzo della giovane.

“Sono di Adrano – scrive il giovane – l’altro giorno esattamente venerdì hanno cercato di molestare la mia quasi ragazza ed è stata una situazione abbastanza difficile soprattutto perché io non potevo nemmeno difendermi essendo che avevano il ‘branco’ e l’unica cosa e stata fare da scudo ed evitare che la toccassero ancora e prendermi schiaffi e insulti Riesco a salvarla portandola in una panineria aperta dove la soccorrono e arriva la polizia. L’indomani corriamo a denunciare Abbiamo fatto tutti i nomi e ovviamente hanno preso le registrazioni delle telecamere. Ci hanno tenuti in commissariato e mi è salito un senso d’orgoglio a vedere come hanno pagato per quello che hanno fatto con il carcere.
“Ma..quando ce stato il raduno dei genitori fuori..ci Siam dovuti nascondere..Noi…a rimanere chiusi nella stanza con i poliziotti.
Perché va così? Perché quelli onesti devono nascondersi per forza? Coprire la faccia”.
Sabato scorso, in linea con quanto raccontato nella denuncia social (che segue, però, la vera denuncia fatta ad un organo di polizia) al Corriere Etneo è stato segnalato un po’ di movimento davanti al Commissariato di Polizia di Adrano. La tipica ressa di parenti che aspettano l’uscita dei congiunti arrestati. Ci è stato risposto che erano stati operati dei fermi, in attesa che il magistrato li convalidasse.
Il racconto del giovane denunciante continua: “Sentiamo le classiche frasi ” mio figlio non farebbe mai una cosa del genere”i genitori in lacrime per loro. Dove alcuni erano anche bravi genitori.
Mi ritrovo le loro 3 belle facce a fissarmi, uno triste, i rimanenti guardarmi con lo sguardo omicida. Hanno negato anche l’ovvio dalle telecamere dicendo “su minchiati nan fici ninti”. Ed ora ? Si giustizia è stata più o meno fatta”.
E nella parte finale del racconto-denuncia che scatta la legittima paura di subire ritorsioni. Vedremo se nelle prossime ore arriveranno provvedimenti che inquadrano meglio quanto accaduto. Sarà il magistrato con il supporto delle risultanze investigative a chiarire ciò che è veramente successo. Fatto è che chi ha denunciato i fatti teme ora di doverne subire le conseguenze.
“Mi ritrovo chiuso in casa – conclude il giovane – costretto ad abbassarmi in macchina quando sono dietro perché mi possono riconoscere. Potrò avere ritorsioni. Non posso uscire fuori casa ne frequentare posti affollati del paese o pub. Non posso più fare nulla qui semplicemente perché ho fatto la cosa giusta
Le macchine le devo tenere dentro perché potrebbero bruciarle. Mio fratello dovrà fare attenzione se esce I miei nonni pure. Tutto ciò perché? Perché ho denunciato delle persone che non meritano la libertà e che gli amici ora potranno venirmi a cercare o cercare lei per farcela pagare.
Non è giusto. Non è per niente giusto Perché chi ha la coscienza pulita deve nascondersi? E gente come loro si mette in mostra? Non dovremmo essere noi a uscire a testa alta?”

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