Adrano, scuse-boomerang della ‘dottoressa’ del 118. Figlia della paziente: “C’entra competenza e non maleducazione”

“Un colpo di zappa sui piedi il cui effetto è quello di peggiorare ancora di più la situazione”. Il commento di Teresa Finocchiaro, psicologa adranita, alle dichiarazioni della dottoressa del 118 che il 22 ottobre scorso ha visitato sua mamma – 49 anni – dopo una richiesta di intervento è un misto tra il pacato e l’indignato.
In un articolo pubblicato su La Sicilia di oggi, la professionista spiega di non avere offeso la signora e chiede scusa alle sue figlie. “Non ho insultato nessuno, non è mia abitudine, figuriamoci in casa di un paziente e non ho mai detto che al ‘Cannizzaro’ avrebbero riso loro in faccia…E’ vero che ho un approccio burbero, un tono di voce autoritario, ma se fossi un uomo neanche ci avrebbero fatto caso”. Il caso della dottoressa del 11 “diversamente” gentile è all’esame dei vertici dell’Asp 3 e del Servizio 118 territoriale. Il medico, a quanto pare, non è nuovo a uscite di questo genere. Dal canto loro, Teresa e Mariagrazia Finocchiaro – figlie della donna per la quale si sono resi necessari i soccorsi – stanno valutando con il proprio legale il da farsi.

“La dottoressa – tiene a precisare Teresa Finocchiaro – non deve scusarsi per avere urtato la nostra sensibilità ma per avere messo a rischio la vita di nostra madre. Non è un problema di carattere, è una questione di competenza. Il problema è il mancato soccorso, la maleducazione è un’aggravante. Se fosse intervenuta e avesse portato nostra madre in ospedale, la sua maleducazione sarebbe passata in secondo piano. Di setticemia si muore. Quando lei è arrivata a casa nostra le abbiamo subito fatto l’elenco dei sintomi: collasso, formicolio, dolori al petto. Abbiamo aggiunto che nostra madre è cardiopatica e ha la pressione alta. Di tutto ciò la dottoressa non ha tenuto conto. Ci ha detto soltanto che dovevamo vergognarci per avere chiamato il 118. E ora il problema diventa il suo cattivo carattere?”.
Anche la precisazione “se fossi un uomo non ci avrebbero fatto caso” suona male alle orecchie della giovane adranita: “E’ una precisazione sessista: – chiarisce Teresa Finocchiaro – Ma che vuol dire ‘se fossi stata un uomo’? E’ ridicola una spiegazione del genere. Come se il carattere di una persona dipendesse dal sesso del soggetto. La dottoressa si assuma le proprie responsabilità. Le carte, del resto, parlano chiaro. Aspettiamo di sapere cosa decidono i vertici sanitari”.

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