Paternò, dal Comune subito mille euro per il cibo dei randagi: per le associazioni ne servono 25 mila

Corre ai ripari l’amministrazione comunale dopo le polemiche dei giorni scorsi. Le associazioni animaliste hanno denunciato la scarsa sensibilità mostrata dalla giunta sulla questione randagismo. I volontari lamentano di essere state lasciate sole nel gestire i randagi, soprattutto per ciò che riguarda l’acquisto di croccantini e antiparassitari: spese sostenute dalle associazioni con propri fondi. Cosi l’amministrazione ha messo mano al portafoglio comunale e ha stanziato mille euro per le primarie necessità degli amici a quattro zampe.

Soldi presi dal capito del “bilancio 2020 in corso di formazione – come si legge nella determina dirigenziale della polizia municipale nr. 6 del 27 gennaio – denominato acquisto di alimenti e presidi sanitari per il mantenimento in vita dei cani randagi reimmessi nel territorio di Paternò. Disponibile la somma complessiva di € 3.000,00, pertanto si può procedere ad impegnare parte di tale somma, €.1.000,00, per l’acquisto urgente di alimenti per cani (crocchette) e presidi sanitari.”

I volontari delle varie associazioni animaliste attive sul territorio, nel corso del consiglio comunale tenutosi mercoledì scorso, hanno affermato che “per coprire per intero le spese basilari relative alla gestione dei randagi occorrono in un anno 25 mila euro circa”, criticando il primo cittadino Nino Naso il quale nel suo intervento avrebbe specificato che il capitolo del bilancio 2020 sarebbe stato rimpinguato mettendo 8 mila euro.

Sul fronte gestione randagismo sono due gli obiettivi che si prefiggono gli uffici comunali: ridurre la spesa necessaria al mantenimento dei randagi ospitati presso le strutture convenzionate “con il Comune incrementando le richieste di adozioni da parte di privati, le sterilizzazioni dei randagi nonché l’attività, peraltro già avviata, di reimmissione in libertà sul territorio dei cani che presentano le caratteristiche previste dalla legge (sterilizzazione, iscrizione all’anagrafe canina, indole non aggressiva)”; in secondo luogo evitare che i cani reimmessi in territorio “si muovano nel centro cittadino alla ricerca di sostentamento, prevedendo nelle zone periferiche delle aree, controllate anche da volontari, dove tali animali possano trovare abitualmente cibo e acqua senza creare pericolo o disturbo alla popolazione.”

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