Corruzione, accordo per gestire il parcheggio del tempio di Seghetta: arrestati imprenditore e vigile urbano

Corruzione, falso, abusi e omissioni, in provincia di Trapani.

Due arresti eseguiti dai carabinieri della Compagnia di Alcamo e 5 indagati nell’operazione Phimes scattata al termine di una indagine iniziata nell’agosto 2018, con al centro la societa’ che gestisce l’area adibita a parcheggio vicino al Parco Archeologico di Calatafimi Segesta. Su richiesta della procura della Repubblica di Trapani, sono stati sottoposti agli arresti domiciliari per Corruzione Francesco Isca, imprenditore edile, e Salvatore Craparotta, ispettore della Polizia municipale di Calatafimi Segesta in servizio fino al dicembre 2019.

Le indagini avrebbero dimostrato l’esistenza di un patto corruttivo tra l’imprenditore e l’ispettore, il quale, sfruttando il proprio ruolo, utilizzava gli strumenti in suo possesso per agevolare l’attivita’ economica e incentivare gli introiti dalla societa’ che gestisce l’area adibita a parcheggio riconducibile all’imprenditore, multando gli automobilisti che parcheggiavano le loro auto fuori dal parcheggio a pagamento lungo la strada che conduce al tempio.

Contestualmente sono stati notificati cinque informazioni di garanzia ad altrettanti indagati: tra i reati contestati, a vario titolo, anche favoreggiamento, abuso d’ufficio, omissione d’atti d’ufficio e falsita’ materiale ed ideologica in atti pubblici.

Quattro familiari dell’ex vicecomandante di Calatafimi avevano trovato lavoro nelle aziende dell’imprenditore Francesco Isca: il figlio, la moglie, la figlia e il genero.

Tutti occupati nel parcheggio attivo nei pressi dell’area archeologica di Segesta. E’ questa una delle accuse dei pm di Trapani nei confronti dell’ispettore di polizia municipale Craparotta che “sfruttando il proprio ruolo” avrebbe tutelato gli affari del parcheggio di Isca a Caltafimi Segesta. I due adesso si trovano agli arresti domiciliari, ma l’indagine riguarda altre 5 persone, tra cui l’ex sindaco Vito Sciortino. Per l’ex primo cittadino l’accusa e’ quella di aver agevolato l’iter avviato da Craparotta per far sospendere le autorizzazioni a un altro parcheggio, che ostacolava gli interessi di Isca.

La figura dell’imprenditore era emersa su un altro versante, dall’indagine della Dda di Palermo sul re dell’eolico Vito Nicastri, ritenuto il prestanome di Matteo Messina Denaro e socio del faccendiere genovese coinvolto nella vicenda della presunta corruzione alla Regione Sicilia, per gli affari nel campo delle energie alternative. Ma anche dopo il blitz dell’aprile 2019, l’ex vicecomandante avrebbe continuato a favorire Isca nei suoi affari.

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