Catania, dopo il trionfo di Carmen parla il Sovrintendente del ‘Bellini’ Cultrera: “Questo teatro ha una forza che attrae” 

di Carla Licari

Il neo Sovrintendente del Teatro Massimo Bellini di Catania Giovanni Cultrera di Montesano è un affermato pianista di fama internazionale, si è laureato in Giurisprudenza e in Scienze delle Pubbliche Amministrazioni.

È stato direttore artistico del Teatro Garibaldi di Modica ed ha negli ultimi anni prodotto tantissima cultura musicale in tutta la Sicilia orientale. Raggiunto questo traguardo alla guida del tempio catanese della musica, ha gestito sapientemente fin dai primi giorni le questioni più delicate e non ha trascurato l’aspetto comunicativo. Questo atteggiamento è stato premiato dal pubblico, che in questi tempi di prudenza e paura, ha comunque affollato i botteghini, fino al sold out delle sette repliche di Carmen.

Il Corriere Etneo lo ha incontrato sul palcoscenico della Carmen di Bizet portata a Catania dal regista Luca Verdone con la direzione d’orchestra del Maestro Fabrizio Maria Carminati, dieci minuti prima dell’apertura del sipario.

Maestro, lei si è laureato in pianoforte all’Istituto Musicale Vincenzo Bellini di Catania e da decenni ha diviso equamente fra Catania, Ragusa e Siracusa la sua intensissima attività di artista e di organizzatore di eventi musicali.Qual è oggi il suo rapporto con Catania?

– Sono felice e orgoglioso di vivere e operare in questa città. Il Teatro Massimo Bellini ha una forza attraente incredibile ed è un patrimonio materiale e immateriale che vuole magnificare l’anima di ciascuno, la propria identità. E la forza che il Teatro emana va incontro alla città. Il pubblico si sente convocato a partecipare. Io ho solo agevolato la comunicazione, o meglio il passaparola fra varie eccellenti anime sensibili che vogliono confrontarsi e condividere le emozioni. Sono felice per il tutto esaurito di sette recite su sette della Carmen, nonostante i problemi sanitari di questo periodo. I teatri del Nord sono chiusi e anche noi siamo ancora a rischio. Però siamo stati premiati con questo plebiscitario accostamento al teatro. Stiamo arrivando ai seimila abbonamenti, un numero importantissimo, considerando che le problematiche di bilancio non sono del tutto risolte. Abbiamo un bilancio che ci permette ancora di respirare fino a giugno. Il governatore Musumeci, l’assessore regionale al Turismo Messina e il sindaco Pogliese sono tutti concordi nel reintegro degli stanziamenti economici, e anzi del loro potenziamento. Ciò posto, accogliamo la fiducia di tutti coloro che si sentono cittadini di una città che si esprime attraverso questo Teatro e che ne è il cuore pulsante.

Il Teatro Massimo di Catania ha vissuto momenti tempestosi in anni recenti,  i problemi della gestione complessiva, mi pare, siano ancora sul tappeto e testimoniano ancora la loro attualità. In che direzione si orienterà il suo impegno?

– Abbiamo certamente dei problemi gestionali, ma il primo problema in assoluto è la mancanza di maestranze. Abbiamo forti carenze nel settore amministrativo e in quello scenotecnico. Dovremmo anche potenziare alcuni aspetti artistici. A fronte di questo, abbiamo un personale professionalmente eccellente, che non si risparmia. Tuttavia rispetto all’originaria pianta organica che ha visto nascere il teatro, in questo momento abbiamo una forza dimezzata. Auspico la ricostituzione di un numero sufficiente di risorse umane, ancor prima di quelle economiche, pur indispensabili anch’esse.

Vorremmo parimenti far crescere la produzione, aprire il teatro a tutte le manifestazioni ospiti che si propongono. Per esempio, sono molto grato all’Università di Catania e al Magnifico Rettore Francesco Priolo, così come all’Istituto Superiore di Studi Musicali “V. Bellini”e al Maestro Epifanio Comis per aver voluto tenere l’inaugurazione dei rispettivi anni accademici qui al Bellini.

Tante associazioni della città bussano alle nostre porte e vogliono godere di questo tempio della Cultura e della Storia musicale. Contiamo di accoglierle tutte.

Dopo decenni di Sovrintendenti abilissimi maestri di cultura musicale e organizzativa, pur tuttavia scarsi o per nulla conoscitori del territorio, lei è uno che il territorio lo conosce benissimo e noi riteniamo che questa sua attitudine possa essere il valore aggiunto dei successi dell’Ente che già si intravvedono.

– Sicuramente conoscere il territorio agevola, perché si comprendono meglio gli usi, i costumi, le richieste ma anche le problematiche dei fruitori dell’arte; e questo potrebbe essere l’altra faccia della medaglia. Quello catanese è un pubblico esigentissimo, ma conoscerlo e confrontarsi con esso sarà per me un impegno molto stimolante e, sono sicuro,  mi incoraggerà e indurrà al saper fare.

Torniamo al successo di queste ore. Questa Carmen, come apertura della stagione operistica, è una sua scelta?

– Sì, lo è. In produzione era stata inserita un’inaugurazione con Norma, ma abbiamo preferito spostare questo allestimento a Settembre, per arricchire le celebrazioni Belliniane in occasione della ricorrenza della nascita del “Cigno” catanese. Saranno una ventina di giorni, sotto l’egida della Regione Siciliana, con l’Assessore al Turismo, Sport e Spettacolo che ha voluto creare questo evento anche in sinergia con il Teatro Massimo di Palermo, con la Fondazione Orchestra Sinfonica Siciliana e con il Teatro “Vittorio Emanuele” di Messina. Ci saranno tante iniziative, quindi ho preferito aprire con Carmen, un’opera di rottura, diventata con gli anni popolarissima e che al suo esordio insidiò il dominio assoluto di Wagner. L’opera esalta la figura femminile e va anche oltre, in maniera prorompente e provocatoria. E’ un’opera che insegna tanto a tutti ed è attualissima. Dobbiamo insegnare ai giovani a sapere amare, perché il come vince quasi sempre sul perché. Il riferimento è ovviamente alla triste piaga del femminicidio. Un messaggio fondamentale, che il melodramma racconta molto bene ancora oggi.

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