Coronavirus, dopo sbarco migranti Musumeci chiede prevenzione sanitaria: “Situazione Sicilia non è drammatica, merito dei cittadini”

“Troppi immigrati e nessuno pensa al virus”.

E’ l’allarme lanciato dal Governatore siciliano Nello Musumeci in una intervista al quotidiano ‘Libero’. Proprio nel weekend di Pasqua ci sono stati nella Sicilia orientale due sbarchi autonomi, per un totale di circa 200 migranti arrivati e che ora sono stati posti in quarantena.

“La posizione mia e del mio governo è chiara- dice il Presidente della Regione siciliana – riteniamo che l’unica soluzione possibile di fronte al paventato arrivo di migranti con sbarchi autonomi sia la quarantena su una apposita, idonea nave ormeggiata in rada. Ricevo allarmate telefonate da sindaci e cittadini che temono l’incontrollata gestione della presenza di centinaia di migranti, sul piano della prevenzione sanitaria”. E ricorda di avere trovato “in 24 ore una nave per 488 posti, dotata di protocolli sanitari e di tutte le autorizzazioni. Ma non sappiamo ancora cosa abbia deciso lo Stato dopo la nostra proposta. E così non va bene: la leale collaborazione non può essere unilaterale. Il governo non perda altro tempo. Tra la mia gente c’è tanta tensione”.

E aggiunge: “Da uomo orgogliosamente di destra, prima ancora che da governatore, guardo al fenomeno migratorio sotto l’aspetto umanitario e organizzativo. E ho sempre denunciato il cinismo dell’Ue e la sua incapacità a dimostrare di essere anche un ideale, un valore e non solo una lobby finanziaria”. Non risparmia le critiche al premier Giuseppe Conte sull’ultima conferenza stampa: “Una caduta di stile che mi ha sorpreso – dice -Anche il capo di un governo ha il diritto di replicare alle opposizioni, che avevano avanzato giuste critiche, ma c’è un tempo e un modo per farlo, non mentre ci si rivolge alla nazione”.

Per quanto riguarda i numeri del coronavirus in Sicilia, Musumeci è moderatamente ottimista ma molto cauto: “Se tentiamo raffronti con altre regioni – dice – ci consideriamo in una posizione certamente non drammatica. Merito sia di un sistema sanitario che ha saputo reggere l’impatto e programmare l’evoluzione dell’epidemia. E merito pure di una comunità che ha saputo e voluto rispettare le regole del rigore e della rinuncia”. E sottolineando di non volere fare polemica, ribadisce però che “i ritardi della Unità di crisi centrale nella fase organizzativa, in termini di dispositivi, sono stati evidenti e hanno messo a rischio l’intero sistema operativo italiano. Era necessario attrezzarsi in tempo”.

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