Paternò, la pistola del duplice omicidio di Ucrìa era di proprietà di Russo: colpo di scena alla chiusura delle indagini

Salvatore Russo

Una novità di rilievo segna la chiusura delle indagini preliminari relative al duplice omicidio di Ucrìa del Ferragosto del 2019.

Una lite per un parcheggio costata la vita ad Antonino Contiguglia e Fabrizio Contiguglia nei confronti dei quali ha esploso vari colpi di pistola il 30enne paternese Salvatore Russo.

LA PISTOLA ERA DI PROPRIETA’ DI RUSSO

Il colpo di scena emerso dalla chiusura delle indagini preliminari della Procura di Patti – nell’avviso di chiusura delle indagini preliminari a firma del procuratore Angelo Cavallo e dal sostituto procuratore Andrea Apollonio – riguarda la pistola utilizzata da Russo per uccidere i due: l’arma era di proprietà del macellaio paternese.

Subito dopo il fatto di sangue, invece, si era fatta strada l’ipotesi secondo la quale il giovane di Paternò si sarebbe impossessato dell’arma a seguito di una colluttazione.

L’ARMA ERA STATA COMPRATA DA UN RUMENO
Salvatore Russo avrebbe acquistato l’arma nel 2017 da un soggetto non meglio identificato di nazionalità rumena che la deteneva illegalmente.

Dopo l’acquisto, Russo avrebbe nascosto l’arma, caricata con otto cartucce, all’interno di una botola situata nel giardino della propria abitazione di Paternò. E tra il 14 e il 15 agosto dello scorso anno, nell’imminenza del duplice omicidio, Russo sarebbe ritornato a Paternò per prelevare l’arma e portarla ad Ucria per poi occultarla all’interno dell’abitazione che aveva preso in affitto per trascorrere le vacanze estive.

LA RICOSTRUZIONE DEI FATTI

La ricostruzione contenuta nelle carte dell’inchiesta chiarisce la successione dei fatti. Secondo i rilevi balistici, intorno alle 21 di quella sera, in prossimità della propria abitazione, Salvatore Russo avrebbe estratto dalla tasca dei pantaloni la pistola per poi esplodere a bruciapelo un colpo contro Antonino Contiguglia, morto all’istante.

Secondo quanto scrivono i magistrati, Russo dopo aver estratto dalla tasca dei pantaloni una pistola semiautomatica marca Pietro Berretta, calibro 7,65, con matricola abrasa, illegalmente detenuta, esplodeva alla tempia destra di costui – Antonino Contiguglia ndr – e quasi a bruciapelo,a circa 70 cm di distanza, un colpo di tale arma, che attingeva la vittima alla regione fronto-temporale destra del capo… così cagionando gravi lesioni encefaliche, tali da determinarne il decesso istantaneo.

Russo avrebbe poi rivolto l’arma contro Fabrizio Contiguglia, uccidendolo con un solo colpo.

A riguardo la Procura scrive che Russo esplodeva all’indirizzo di Contiguglia Fabrizio, con la medesima arma, a circa 90 cm di distanza, un colpo di pistola che lo attingeva alla regione zigomatica destra del capo […] così cagionando lesioni al tronco encefalico di portata tale da determinarne il decesso istantaneo.

In mezzo il ferimento, sempre per mano di Russo, di Salvatore Contiguglia, raggiunto da tre proiettili e miracolosamente scampato alla morte.

Lo scorso settembre, il tribunale del Riesame aveva confermato l’ordinanza del gip di Patti Ugo Molino, non accogliendo la richiesta di annullamento dell’imputazione per carenza di gravi indizi di colpevolezza, presentata dalla difesa.

Alla base del duplice omicidio resta la lite per la contesa di un parcheggio avvenuta nella giornata del 14 agosto tra Russo, il cugino Daniele Balsamo e Santino Contiguglia. Da quell’episodio sarebbe scattata una “richiesta di chiarimenti” avanzata dallo stesso Santino Contiguglia e dai suoi parenti Antonino e Fabrizio rimasti poi uccisi, Vittorio e Salvatore Contiguglia.

I cinque si sarebbero recati davanti l’abitazione di Russo e Balsamo intimando loro con minacce e violenza di uscire fuori.

Da qui sarebbe nata la sparatoria. Nei minuti successivi, Vittorio Contiguglia, padre di Fabrizio, già armato di coltello con lama di 15 cm, così come stabilito dalle indagini preliminari, subito dopo l’uccisione del figlio avrebbe minacciato di morte Salvatore Russo e il cugino Daniele Balsamo. “Io venti anni me li sono fatti ed altri venti me li faccio con piacere, vi vengo a prendere ovunque vi trovate” ed ancora “ve la faccio pagare, vi ammazzo”.

Adesso gli atti passano nella mani della magistratura giudicante che dovrà decidere se mandare a processo i quattro indagati. Si tratta di Salvatore Russo, attualmente in carcere con l’accusa di omicidio e tentato omicidio, Santino Giovanni Contiguglia, Vittorio Contiguglia e Salvatore Contiguglia per violenza privata in concorso. Vittorio Contiguglia dovrà rispondere anche per aver portato fuori dalla propria abitazione un coltello senza giustificato motivo.

Non risulta, invece, più indagato Daniele Balsamo, cugino di Russo e presente in quei drammatici attimi.

Ad assistere Russo i legali Enrico Trantino e Salvatore Liotta. Santino Giovanni Contiguglia è difeso dagli avvocati Luigi Gangemi e Giuseppe Bonavita, quest’ultimo assiste anche Salvatore e Vittorio Contiguglia.

Tredici giorni dopo il duplice omicidio, a Paternò l’amministrazione comunale guidata dal sindaco Naso ha organizzato una manifestazione contro la violenza e come segno di solidarietà nei confronti di Salvatore Russo.

Per il primo cittadino, stando a quanto era emerso fino ad allora – il giovane paternese aveva agito per difendere se stesso e la famiglia che si trovava con lui.

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