Chiesa, Bassetti (Cei): “L’uomo iperconnesso è un credulone. Con capacità di discernimento ridotte effetti sociali devastanti”

Chiesa, Bassetti (Cei): “L’uomo iperconnesso è un credulone. Con capacità di discernimento ridotte effetti sociali devastanti”

L’eccessiva connessione cui l’uomo contemporaneo e’ sottoposto ne riduce le capacita’ di discernimento e lo rende letteralmente un credulone che non sa piu’ distinguere il vero dal falso.

Le conseguenze di questo fenomeno sono potenzialmente devastanti.

A dirlo, nel corso della messa di chiusura dell’edizione 2020 del meeting di Rimini, il presidente della Conferenza Episcopale Italiana, il cardinale Ugo Bassetti.

“L’uomo, continuamente ‘connesso’ e recettore di informazioni vere e false, purtroppo, non ha sempre gli strumenti per distinguerle e cade spesso vittima di una creduloneria che e’ effetto perverso del suo stesso disincanto, della sua presunta emancipazione dalla meraviglia dei semplici.

Tra l’altro, questo, oggi, nella comunicazione globale, può avere effetti sociali devastanti”, ha detto, “Oggi più che mai e’ richiesta ai cristiani la forza di scrutare i segni dei tempi e di dire parole profetiche, con le labbra e, contemporaneamente, con la testimonianza di vita”. Anche a costo di far parlare ciò che di più muto non c’e’.

“Pensiamo, ad esempio, al libro profetico che la Chiesa ha riletto in questi giorni, quello di Ezechiele, nel quale ad un certo punto emerge la grandiosa immagine delle ossa inaridite che tornano a vivere”, ha spiegato, “di fronte alla crisi piu’ grave che Israele abbia attraversato, quella dell’esilio, il profeta e’ chiamato – meravigliandosi per primo di quanto vede – a profetizzare sulle ossa che, rivestendosi e rivivendo, rappresentano la rinascita del popolo e, non dimentichiamolo, adombrano la risurrezione”.

“Se leggiamo la Bibbia scopriamo che i profeti, da una parte, non avevano timore di sferzare il popolo, soprattutto i governanti e responsabili religiosi, per condannare le ingiustizie e le infedeltà”, ha aggiunto, “dall’altra parte incoraggiavano e spronavano nei momenti difficili, e rappresentavano l’unica voce di speranza in tempi di disperazione”.

“I profeti, guardando le cose come le vede Dio – ha aggiunto il presidente della Cei – sono presi dalla meraviglia e hanno il compito di pregare per il loro popolo e farsene mediatori invocando l’aiuto del Signore con tutte le loro energie, mettendo a disposizione la loro stessa vita”.

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