Mafia, 21 arresti nell’operazione ‘Iddu’: il boss di Riposto gestiva spaccio di droga ed estorsioni. Luce sull’omicidio Chiappone (VIDEO)

Mafia, 21 arresti nell’operazione ‘Iddu’: il boss di Riposto gestiva spaccio di droga ed estorsioni. Luce sull’omicidio Chiappone (VIDEO)

A Riposto e in altre città italiane stamattina è scattato il blitz dei carabinieri con l’emissione di 22 ordinanze di custodia cautelare in carcere per 22 persone ritenute responsabili, a vario titolo, di associazione mafiosa, traffico di stupefacenti, detenzione e spaccio di stupefacenti, estorsione e lesioni aggravate.

Degli indagati, 14 sono stati portati nelle carceri di Catania, Siracusa, Messina, Caltanissetta, Milano e Lecce, sette si trovavano già in carcere e uno si trova all’estero ed è stata avviata la procedura per un mandato d’arresto europeo.

Secondo gli investigatori, sono stati colpiti dal https://youtu.be/9-XHAMhEILEprovvedimento alcuni appartenente al gruppo di Riposto della famiglia di Cosa Nostra catanese Santapaola-Ercolano.

Il provvedimento, scaturito nell’operazione denominata “Iddu” (‘Lui’, ndr), nomignolo con cui è noto il boss Benedetto La Motta, detto Benito, trae origine da una complessa indagine condotta dalla Compagnia Carabinieri di Giarre dal 2017 al 2019, ulteriormente riscontrate da dichiarazioni di piu’ collaboratori di giustizia, che hanno consentito di individuare e colpire alcuni appartenente al gruppo di Riposto della famiglia di Cosa nostra catanese Santapaola-Ercolano, operante nei comuni di Riposto e Giarre.

Quando La Motta, nel dicembre 2017, è finito in carcere lo scettro del potere è finito in mano a ‘Idda’, (‘Lei’), la moglie Grazia Messina, almeno sino alla successiva scarcerazione del marito, nel giugno 2018. Così la chiamavano gli affiliati che nel frattempo si occupavano di spaccio di droga, l’affare più remunerativo, e di estorsioni tra Riposto e Giarre. La donna, sostengono gli investigatori, teneva a bada tutti, gestiva i flussi di denaro e la ‘giustizia criminale’, sino a ordinare il pestaggio di un ‘picciutteddu’ (ragazzino) che si era permesso di rapinare un negozio sotto la protezione del clan.

Definire la struttura, le posizioni di vertice e i ruoli degli indagati nell’ambito del sodalizio malavitoso, ricostruendone l’ingente volume di affari illegali, il sistema di gestione delle “piazze di spaccio”, le modalita’ di approvvigionamento degli stupefacenti (cocaina, marijuana e hashish) e il mantenimento degli appartenenti all’organizzazione detenuti; documentare cinque estorsioni consumate e un’altra tentata ai danni di esercenti, di vari settori; arrestare, a riscontro dell’attivita’ investigativa, 10 persone e sequestrare complessivamente 210 chili di marijuana, 320 grammi di cocaina, 40 di hashish, nonche’ una piantagione costituita da 170 piante di canapa indiana, 4 cartucce per pistola calibro 7.65 e la somma in contanti di 4.715 euro.

Per quanto riguarda la gestione delle piazze di spaccio, l’indagine ha permesso di documentare un’attivita’ svolta 24 ore su 24, con venditori al dettaglio articolati in turni. Sono stati poi identificati gli indagati che si occupavano dell’approvvigionamento delle sostanze, del loro occultamento, confezionamento e di rifornire regolarmente gli spacciatori.

L’incasso giornaliero complessivo dell’organizzazione e’ quantificabile in diverse migliaia di euro al giorno. Il gruppo attivo nel traffico di sostanze stupefacenti, nonostante gli arresti, e’ sempre riuscito in breve tempo a riorganizzarsi.

L’OMICIDIO DI DARIO CHIAPPONE

La direzione e gestione del clan era riconducibile a La Motta, capo della frangia santapaoliana attiva su Riposto, detto “Benito”, 62enne, pluripregiudicato, indicato da piu’ pentiti come referente del clan catanese, coadiuvato da alcuni fedelissimi, tra i quali il noto killer delle carceri Marano che, dopo la sua lunga detenzione durata circa 47 anni, scarcerato nel dicembre 2014, si è rimesso subito in gioco affiliandosi al clan.

Proprio questi due sono stati recentemente colpiti da ordine di custodia cautelare in carcere per l’omicidio di Dario Chiappone, commesso nell’ottobre del 2016.

Arrestati due mandanti di un omicidio in provincia di Catania. I carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando provinciale hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere a carico del boss Benedetto La Motta, detto “Benito” o “Baffo”, 62enne di Riposto, e Paolo Censabella 62enne di Mascali, chiamati a rispondere di concorso in omicidio, con l’aggravante di aver agito con premeditazione e con crudelta’.

Agli indagati viene contestato di essere tra i mandanti dell’omicidio di Dario Chiappone, 31 anni, il cui cadavere e’ stato trovato a Riposto il 31 ottobre 2016.

La misura cautelare costituisce sviluppo delle indagini, delegate dalla procura al Nucleo Investigativo dei carabinieri, avviate dopo l’arresto di Antonino Marano, 75enne di Riposto, noto come il killer delle carceri, del 20 dicembre 2019 per lo stesso delitto. In particolare, le impronte di Marano acquisite sia a seguito del suo arresto per detenzione e porto illegale di armi, sia presso la casa circondariale dove era detenuto per altro reato, sono state comparate dal Ris di Messina con le impronte trovate in occasione del sopralluogo eseguito per l’omicidio, ottenendo un riscontro sulla presenza del Marano sul luogo del delitto.

Il 23 giugno 2017, nel corso della prima parte delle indagine, la procura aveva emesso un decreto di fermo di indiziato di delitto a carico di Salvatore Di Mauro, tuttora irreperibile, e Agatino Tuccio, il 20 marzo condannati dalla Corte di Assise di Catania, rispettivamente, a 23 anni di reclusione e all’ergastolo.

In tale contesto, erano gia’ emersi assidui rapporti di frequentazione tra Marano e Tuccio e tra quest’ultimo la Motta, ritenuto il referente per la zona di Riposto dei Santapaola-Ercolano; in base alle indagini sarebbe stato colui che avrebbe ordinato, per volontà di Censabella, a Tuccio, Di Mauro e Marano di eseguire l’omicidio.

Censabella, titolare di una rivendita di liquori, vini e bevande, era il convivente della donna, già socia dell’attività, con la quale Chiappone aveva una relazione sentimentale; motivo per il quale avrebbe maturato l’idea di eliminare la giovane e scomoda vittima. La notifica del provvedimento restrittivo di oggi si inquadra, viene spiegato, “in un’ampia strategia di contrasto della procura Distrettuale della Repubblica di Catania e dei carabinieri del Comando provinciale che ha consentito di chiudere definitivamente il cerchio sui mandanti ed esecutori dell’efferato omicidio”.

La gestione del mercato illecito degli stupefacenti era affidata agli uomini di fiducia che si occupavano di reclutare i pusher, fornirli di telefoni cellulari e motorini elettrici e corrispondere loro circa 250 euro a settimana quale compenso. Le investigazioni hanno portato alla luce una serie di attivita’ estorsive ai danni di diversi esercizi commerciali di Giarre e Riposto, mai denunciate.

A seguito dell’arresto di La Motta, avvenuto nel dicembre 2017, le attivita’ non si erano interrotte, ma erano assicurate dalla moglie Grazia Messina, la quale, sino alla successiva scarcerazione del marico (avvenuta nel giugno 2018) non solo riceveva i proventi delle estorsioni, ma dimostrava di saper amministrare anche la ‘giustizia criminale’ quando, in occasione di una rapina avvenuta ai danni di un esercizio commerciale sottoposto al pizzo, ha commissionato il pestaggio di uno dei rapinatori, proprio per non dare segni di debolezza.

Dei 22 destinatari del provvedimento, 14 sono stati tradotti presso le Case Circondariali di Catania, Siracusa, Messina, Caltanissetta, Milano e Lecce ad altri 7 indagati il provvedimento e’ stato notificato nelle carceri dove sono gia’ detenuti, mentre per un indagato, attualmente localizzato all’estero, e’ stata avviata la relativa procedura.

Queste le persone arrestate: Giovanni Bonaccorso, detto ‘u ciasco’, 46 anni, di Riposto; Abedelmajid Boualloucha, detto “macido”, 27 anni, di Giarre; Giuseppe Campo, detto ‘fantino’ 46 anni, di Riposto; Ornella Cartia, 68 anni, di Castiglione di Sicilia; Paolo Castorina, 37 anni, detto ‘spiddo’; Giancarlo Leonardo Cuce’, detto “Leo”, 42 anni, di Catania; il boss Benedetto La Motta, detto “Benito”, “Iddu”, ‘patrozzo’ e ‘zio’ 62 anni, di Riposto, detenuto;

Andrea La Spina, detto ‘bassotto’ e ‘turchino’, 37 anni, di Giarre; Graziano Leotta, 52 anni, di Riposto; Cateno Mancuso, detto ‘Tino ciuffo’, 39 anni, di Riposto; Massimiliano Mancuso
25 anni, di Giarre; Antonio Marano, ‘u vecchio’, 76 anni, di Mascali, gia’ detenuto; Salvatore Marletta, 47 anni, di Palagonia, gia’ detenuto. Grazia Messina, detta ‘Idda’, moglie di ‘Iddu’, il boss La Motta, 58 anni, di Riposto; Davide Patane’, 28 anni, di Giarre; Salvatore Patane’, 49 anni, di Mascali; Liborio Previti, 39 anni, di Catania, gia’ detenuto;

Giovanni Russo, 31 anni, di Acireale, detenuto agli arresti domiciliari; Andrea Sapienza, 46 anni, di Giarre; Agatino, Tuccio, 54 anni, di Giarre, detenuto; Gaetano Zammataro, 33 anni, di Catania.

MESSINA GRAZIA
PATANE’ SALVATORE
PATANE’ DAVIDE
PREVITI LIBORIO
RUSSO GIOVANNI
SAPIENZA ANDREA
TUCCIO AGATINO
ZAMMATARO GAETANO
BONACCORSO GIOVANNI
BOUALLOUCHA ABDELMAIID
CAMPO GIUSEPPE

CASTORINA PAOLO
CUCE GIANCARLO
LA MOTTA BENEDETTO
LA SPINA ANDREA
LEOTTA GRAZIANO

MANCUSO MASSIMILIANO
MARLETTA SALVATORE
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