Regione, sulla giunta senza donne il deputato della Lega la spara grossa: “Non conta ciò che gli assessori hanno in mezzo alle gambe…”

Regione, sulla giunta senza donne il deputato della Lega la spara grossa: “Non conta ciò che gli assessori hanno in mezzo alle gambe…”

Bufera sul deputato regionale leghista, Vincenzo Figuccia, accusato di sessismo in merito alla polemica sull’azzeramento della presenza delle donne nella Giunta Musumeci.

“Assistiamo in queste ore – ha scritto in un nota choc il politico – a una polemica del tutto sterile e pretestuosa sulla composizione del governo regionale e sulla presenza di donne nel governo. Ciò che conta non è ciò che gli assessori hanno in mezzo alle gambe ma ciò che hanno in mezzo alle orecchie. E soprattutto come lo usano per il bene dei siciliani”.

Protesta Sinistra Comune:

“Le dichiarazioni del signor Figuccia sono imbarazzanti, espressione del peggiore maschilismo, indegne di un rappresentante della più prestigiosa istituzione della Sicilia. Figuccia deve immediatamente dimettersi: la sua concezione delle donne rappresenta un oltraggio alla dignità della persona e delle istituzioni. Ridurre la differenza tra uomo e donna agli organi genitali è espressione di una cultura che umilia non solo le donne ma anche gli uomini. Invitiamo il presidente dell’Ars ad assumere una posizione formale”.

Intervengono anche “le assessore e le consigliere comunali della rete dei Cento passi per la Sicilia:

“Ora il linguaggio sarà censurato, ci auguriamo, dal presidente dell’Ars e dall’intera Assemblea regionale. Ma la parte peggiore di questa, eufemisticamente infelice, dichiarazione sta nel fatto che in Sicilia, purtroppo, il sesso con cui si nasce conta. E conta molto. Conta quando si paga una donna meno di un uomo (in Sicilia ben peggio del già vergognoso 11,2% di divario nazionale). Conta quando si guardano le statistiche sull’occupazione, con il record europeo di disoccupazione femminile. Conta quando si deve scegliere un incarico di vertice che, guarda caso, non vede mai una donna proposta (meno del 10% delle nomine regionali alla presidenza di un cda)”.

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