Sicilia: basso reddito, basso apprendimento: indagine di Openpolis su conoscenza di base degli studenti

Sicilia: basso redito, basso apprendimento: indagine di Openpolis su conoscenza di base degli studenti

di Patrizia Orofino

Un’indagine statistica effettuata recentemente dalla fondazione Openpolis ha evidenziato dati non molto confortanti sulla preparazione degli alunni di diverse fasce d’età.

Oggi, come rilevato attraverso i dati campionari Invalsi relativi al 2018/19, l’apprendimento resta collegato alla condizione della famiglia di origine, come testimoniato dall’Escs, l’indice internazionale che monitora il background socio-economico e culturale.

Questo tiene insieme aspetti come lo status occupazionale dei genitori, il loro livello di istruzione e la disponibilità per il minore di un ambiente favorevole all’apprendimento.

In terza media, le linee guida nazionali prevedono il raggiungimento del livello A2, ovvero una conoscenza di base che consente di comprendere discorsi semplici, testi brevi e di esprimersi con un linguaggio elementare. Tra chi viene dalle famiglie socio-economicamente più avvantaggiate, il 78,5% ha raggiunto questo livello nell’ascolto e il 91,2% in lettura.

Dati che scendono nettamente tra chi ha una famiglia con Escs più basso. Su questi, come su tutti i dati relativi all’apprendimento, appaiono profonde le differenze territoriali. Restando nelle classi di terza media, nella prova di inglese (ascolto) si va dai 217 punti raggiunti nella provincia autonoma di Bolzano ai 183 della Sicilia. Ai primi posti anche altre regioni del nord-est come Valle d’Aosta, Friuli-Venezia Giulia e provincia di Trento. Mentre sotto quota 190, a oltre 10 punti dalla media italiana, si trovano Sardegna, Campania e Calabria.

La Sicilia è tristemente ultima in classifica.

Purtroppo le scuole di lingue essendo private, non possono offrire la loro professionalità a ragazzi svantaggiati economicamente; una proposta di legge che possa sostenere gli studi di lingue straniere sarebbe il primo passo per eliminare il divario tra nord e sud.

Ha una durata di 13 anni l’insegnamento obbligatorio delle lingue straniere nel sistema educativo italiano. Essa è sensibilmente più lunga rispetto agli altri maggiori paesi europei, in particolare Francia, Germania e Spagna (10-12 anni) e Inghilterra (5-9 anni).

Tuttavia, nonostante il tempo di apprendimento sia maggiore, la qualità del percorso di studi delle lingua straniere, non prepara adeguatamente i ragazzi. Influisce la possibilità di apprendimento, ad esempio con esperienze di studio all’estero. Inoltre l’inglese è la lingua delle tecnologie e di internet, e ciò significa che sarà determinante per le competenze in materia e anche per le opportunità di lavoro e i redditi successivi. Date queste premesse, è importante che il sistema educativo offra a tutti, a prescindere dalla condizione di partenza, la possibilità di ricevere un livello di apprendimenti adeguato in questo ambito.

Il consiglio europeo di Barcellona del 2002 ha promosso l’impegno degli stati dell’Unione Europea su questo fronte.

Quanto dura l’insegnamento obbligatorio delle lingue straniere in Ue?

In alcune comunità territoriali il dato è diverso rispetto a quello nazionale. Ad esempio la durata obbligatoria è 15 anni nella comunità tedesca del Belgio, a fronte di meno di 10 anni a livello statale.

E’ fondamentale quindi far apprendere una o più lingue estere: assistiamo all’ascesa di paesi emergenti in campo economico grazie alla globalizzazione e alla comunicazione il cui livello di eccellenza viene raggiunto solo attraverso la conoscenza delle lingue straniere.

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