Tragedia funivia del Mottarone, tre fermati vanno in carcere: ‘forchettone’ impedì l’azionamento del freno

Tragedia funivia del Mottarone, tre fermati vanno in carcere: ‘forchettone’ impedì l’azionamento del freno

Svolta nella notte nell’indagine sul disastro della funivia del Mottarone.

Tre persone sono state arrestate: si tratta di Luigi Nerini, amministratore della società Ferrovie del Mottarone che gestisce la funivia, Gabriele Tadini, direttore del servizio ed Enrico Perocchio, caposervizio. Tutti e tre sono stati portati in carcere a Verbania intorno alle 4. L’ipotesi di reato nei confronti di Tadini e Perocchio è omicidio colposo aggravato.

Dopo una giornata di indiscrezioni e ipotesi, già ieri sera il tema del cosiddetto “forchettone” che sarebbe stata dimenticato nel sistema di sicurezza della funivia, impedendo di fatto l’azionamento del freno di emergenza al momento della rottura del cavo traente, era diventato improvvisamente centrale: nella caserma dei Carabinieri di Stresa la pm Bossi ha cominciato ad approfondire proprio questo argomento.

Per la verità ieri mattina parlando con i giornalisti della possibile presenza nel sistema frenante del meccanismo che serve all’occorrenza a bloccare le ganasce dei freni, la magistrata era stata molto cauta:

“Questo – aveva detto – resta ancora nel campo delle ipotesi e dovrà essere accertato dall’esame del reperto”. E aveva ribadito l’intenzione di nominare un perito tecnico che potesse dire “eventualmente quali anomalie possono essere riscontrate”. Rilevanti nella svolta sarebbero state le foto del relitto della cabina scattate il giorno stesso dell’incidente da vigili del fuoco e dal soccorso alpino, immagini che mostrano la presenza della “forchetta” in uno dei freni della funivia.

Ieri sera alla caserma dei Carabinieri la pm ha sentito diverse persone, sembra 7 in tutto, tutti dipendenti della società che gestisce la funivia. Intorno a mezzanotte è stato convocato il titolare dell’azienda Luigi Nerini.
Alla caserma sono arrivati anche due legali. Il primo, Canio Di Milia, ex sindaco di Stresa e attualmente consigliere comunale, non si è trattenuto a lungo: per il suo ruolo di amministratore del Comune, parte lesa, non può avere un ruolo in questa causa.

Successivamente è arrivata in caserma l’avvocata Anna Maria Possetti di Domodossola. Ad assistere Nerini è arrivato invece da Milano il suo legale Pasquale Pantano.

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