Canottieri di Savoia: storia di uomini di una città e il suo mare

Canottieri di Savoia: storia di uomini di una città e il suo mare

I viaggi, svelano storie straordinarie, incontri affascinanti e orizzonti inattesi.

Canottieri di Savoia: storia di uomini di una città e il suo mareUn sentiero unisce gli sguardi e i luoghi, anche attraverso la storia. Ierone di Siracusa, con le sue navi, raggiunge le coste campane, oppresse dagli Etruschi nel 475 a.C. per onorare l’alleanza tra le popolazioni della Magna Grecia. Intimo è il legame tra la Sicilia e la Campania, tra l’Etna e il Vesuvio, tra i due mari, le Due Sicilie, dalle radici greche, romane, arabe e normanne. Due popoli che condividono una storia millenaria, con influenze francesi e spagnole. Due terre nobili, aristocratiche e misteriose. Ricche di leggende, miti e luoghi magici. Dentro questo atlante di emozioni storiche e culturali, il sentiero che il viaggio offre, ci porta sulla banchina del porticciolo di Santa Lucia a Napoli, dentro un’eterotopia del mare: il Reale Yacht Club Canottieri Savoia.

Rosario Santanastasio – presidente dell’Archeoclub d’Italia – inventa una nuova formula per riunire la Direzione Nazionale: le riunioni itineranti per tutta Italia e la prima tappa è proprio nella sua città, Napoli. L’ospitalità del RYCCS è il regalo inatteso e il sentiero, diventa esperienza culturale ed emozionale. Il mare, l’orizzonte, le vele e gli uomini che ci ospitano, diventano il pretesto per raccontare questa storia parallela. Una storia che attraversa le ragioni dell’incontro associativo, per definire una traccia più profonda nella memoria dei suoi protagonisti, un viaggio nel tempo, nello spazio, nella leggenda.

Fabrizio Cattaneo della Volta è il Presidente che ci accoglie, il capitano della nave, il padrone di casa che apre le sue porte di legno antico, dentro un tempio che profuma di stoffe bianche, quelle delle vele. Elegante, misurato, dallo sguardo vivo e attento. I suoi gesti, i modi e le parole sono una guida, come Virgilio per Dante. Narra la storia di quel luogo, i retroscena, anche quelli più luttuosi. Poi si sofferma sulle tante vittorie, i trofei, le medaglie e le onorificenze. Orgoglioso di rappresentare la storia, con lo sguardo fiero di chi vive guardando l’orizzonte del mare. Una giacca blu, la camicia a righe, i pantaloni bianchi e la spilla sul bavero. Quella gloriosa bandiera che ha più volte cambiato colore per adeguarsi alle sofferenze e alle gioie della vita. Un capitano, un marinaio, un galantuomo.

Una liturgia conosciuta a memoria, sullo sfondo il mare, i gabbiani, le vele svettanti verso il cielo. Un profumo intenso come solo Napoli può esprimere. Una “Napoli velata” che si svela agli occhi di un siciliano curioso di capire. Nulla di retorico e nostalgico, la modernità della storia, il valore del tempo, le ragioni dei riti. In un mondo che prova ad appiattire tutto, serve una piega, un anfratto, da dove può emergere un sentimento.

Trofei, tavoli di legno stagionato, arredi monumentali e sontuosi, monili, statue, pitture, arrendi e porcellane. Un caleidoscopio di colori e forme. Vetrine straripanti di memoria.
Mariano Barbi – membro del direttivo del circolo – siede alla nostra tavola e accompagnato da un bicchiere di vino, ci racconta l’inenarrabile tra segreti e aneddoti afferenti al mare, con il molo, e le antiche fabbriche. Anche lui, elegante e gestuale. Liturgico e nello stesso irriverente. Con le braccia, con le mani, guida il nostro sguardo verso ogni dettaglio: il cartiglio, la posateria, le maniglie del Quirinale, i Cavalieri di Malta, l’ordine di Costantiniano; anche lui elegante e raffinato. Anche lui accompagna la nostra permanenza in questo posto magico.

Intorno altri soci, uomini dalla natura mite, sottovoce, quasi con esasperata riservatezza. Forse una parte della Napoli bene, di quella Napoli che guarda verso altri continenti e che organizza adesso il futuro della città, tra poco chiamata ad eleggere il suo nuovo sindaco.

Canottieri di Savoia: storia di uomini di una città e il suo mareIl nome originario del circolo era Sebezia, come il fiume che scorre sotto la città. Fondato nel 1893 per poi diventare Reale Yacht Club Canottieri Savoia, in onore di Umberto I e dell’erede al trono, Vittorio Emanuele III. Sono tanti i meriti sportivi del circolo ma vogliamo ricordare simbolicamente quello del 2001 con Vincenzo Onorato che lancia la sfida per conto e nome del Circolo Savoia al Royal New Zealand Yacht Club di Auckland per l‘America’s Cup 2002-2003 con Mascalzone Latino; oltre al conferimento al Circolo Savoia, da parte del CONI nel 2002, del Collare d’Oro al Merito sportivo, la massima onorificenza riservata alle società sportive centenarie.
In questi ultimi anni il Savoia è diventato il Circolo di rappresentanza della Regione Campania e del Comune di Napoli. Capi di Stato, Primi Ministri, Ambasciatori, Premi Nobel, grandi nomi della cultura mondiale in visita ufficiale nella città sono accolti nei Saloni del Circolo come anche l’Archeoclub d’Italia in questa occasione.

Storia, paesaggio, tradizione, competizione, innovazione. Sono le chiavi di lettura per comprendere questo luogo, che non è solo materia e sito ma stratificazione e multiculturalità. Orizzonte verso il mare, verso il golfo di Napoli, verso il Mediterraneo. Passeggiata sul molo, una sobrietà raffinata ed elegante. Ogni ambiente è un piccolo museo, una piccola mostra di quel design che rende tutti orgogliosi del Made in Italy. Legni, stoffe, ceramiche, argenti, oro, lacche, corde e vele. Mobili e arredi in stile, ma terribilmente affascinanti.

La riunione dell’Archeoclub d’Italia è stata il pretesto per scoprire nuovi mondi, al lavoro per il futuro dell’associazione e sono emerse idee, criticità, proiezioni, esigenze, operatività ma tutto all’interno di una cornice di grande prestigio. La luce, filtrata, ruscellata per plasmare le forme. Come in un quadro di Manet, sulle rive della Senna. O pensando alle vedute di Seurat e perché no, ai paesaggisti della scuola di Posillipo. Sullo sfondo il castello dell’Ovo, imponente e maschio, vigoroso e vibrante, di pietra squadrata, svettante verso il cielo, come una grande nave spagnola.
Il luogo è una banchina, semi ipogea che definisce il confine tra la terra e il mare, protetta dall’ingegneria portuale. Un limite urbano, un waterfront minimo. Dentro uomini in divisa che corrono, si affannano per rendere ogni cosa perfetta: il caffe, la sfogliatella, i dolci della tradizione. Sorrisi, sguardi amichevoli, ricordi.

Un siciliano, (ma non solo lui) come un bambino che vede il mare per la prima volta. Desideroso di stupirsi dopo una serata passata a vedere quella Napoli che non conosceva, accompagnato da Rosario e Michele, compagni di viaggio. Complici e alleati, amici e colleghi. Sullo sfondo quel regalo prezioso, la visita al Reale Yacht Club Canottieri Savoia di Napoli.Ma il colpo d’occhio sono le vele, le barche, gli alberi svettanti, il luccichio del mare, dell’acqua. Le corde, le bandiere, i camerieri, i volti scavati dal tempo o teneri come pesche.

Fabrizio Cattaneo della Volta, presidente del circolo dal 2019, sempre presente, anche quando decidiamo tutti di tornare nelle nostre terre di origine. Un sorriso dolce e accogliente, l’invito a ritornare, con la complicità arguta di quel Mariano Barbi che mesce relazioni, costruendo costellazioni di progetti, sotto lo sguardo compiaciuto di Rosario Santanastasio, il nuovo e giovane Presidente Nazionale dell’Archeoclub d’Italia, che riparte da Napoli per nuove avventure.
Ora, dopo aver raccolto i miei ricordi, e ordinato le mie cose, posso ripartire, come Ierone, verso l’amata Sicilia. Terra di grade bellezza e di terribili mostri.

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Riguardo l'autore Francesco Finocchiaro

Architetto vitruviano. Credente convinto e appassionato delle religioni. Vive il suo lavoro come una grande passione . Esplora gli innumerevoli paesaggi dell’arte: dalla poesia al giornalismo, dall’architettura alla grafica, dalla comunicazione alle strategie urbane. Docente di storia dell’arte e filosofo dell’abitare. Convinto sostenitore del futurismo e che l’innovazione ha le sue radici nella memoria. Vorace lettore di Papa Francesco, di Pablo Neruda, Lucía Etxebarria e Omero. Vive l’architettura come un Pitagorico, in forma mistica e monastica come il suo architetto preferito, Peter Zumthor.

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