La medaglia che arriva dallo spazio: riconoscimento alla fisica italiana Buonanno che studia i buchi neri

La medaglia che arriva dallo spazio: riconoscimento alla fisica italiana Buonanno che studia i buchi neri

La seconda donna in assoluto, la prima italiana a ricevere la prestigiosa medaglia Dirac, uno dei più importanti premi mondiali per la Fisica, assegnato ogni anno dall’International Centre for Theoretical Physics (ICTP) di Trieste.

Alessandra Buonanno, classe 1968, laureata in Fisica teorica a Pisa e dal 2014 co-direttrice dell’Istituto Max Planck per la fisica gravitazionale di Potsdam, dove dirige il Dipartimento di Relatività Astrofisica e Cosmologica, è un’eccellenza italiana, resa famosa in tutto il mondo soprattutto dai rivoluzionari studi sui buchi neri condotti insieme ai fisici Thibault Damour, Frans Pretorius e Saul Teukolsky, anche loro premiati con la medaglia che prende il nome dal grande fisico e premio Nobel Paul Dirac.

La “signora che ascolta i sussurri dei buchi neri“, così la comunità scientifica ha ribattezzato la scienziata, riconoscendole il grande merito, insieme al suo team di lavoro, di aver creato le basi, grazie alle ricerche sui modelli di relatività analitica e relatività numerica, per osservare per la prima volta grazie all’osservatorio LIGO, nel 2015, le onde gravitazionali prodotte dall’unione di un sistema binario di buchi neri, deducendo le loro proprietà astrofisiche e cosmologiche.

Buonanno infatti è considerata uno dei pionieri nel combinare risultati di calcoli analitico-relativistici e simulazioni numerico-relativistiche per il calcolo efficiente e preciso di modelli di forme d’onda che possono essere utilizzati per la ricerca di onde gravitazionali emesse quando si uniscono oggetti binari compatti. Cioè quando si scontrano (o meglio si fondono, ma gli effetti sono comunque ciclopici) due buchi neri. Proprio questi modelli sono stati utilizzati per rilevare per la prima volta le onde gravitazionali dalla fusione di buchi neri e per derivarne le proprietà astrofisiche e cosmologiche.

Un secolo dopo Einstein, che teorizzò le onde gravitazionali nel 1915 nell’ambito della sua della relatività generale, questi fenomeni giganteschi e cataclismatici si sono svelati all'”occhio” (o per meglio dire ai sofisticati strumenti) dell’uomo. “È iniziata una nuova era per noi – dichiarava la Buonanno annunciando la scoperta – quella dell’astrofisica basata sullo studio delle onde gravitazionali, che ci insegnerà molto sull’universo”.
È stato soprattutto grazie ai modelli di calcolo, insomma, che uno dei segreti del Cosmo è stato svelato: “È una cosa straordinaria – ha commentato oggi la scienziata dopo la notizia del premio – che come esseri viventi abbiamo costruito un linguaggio, con la matematica e la fisica, che ci permette di andare indietro nel tempo e capire come era l’Universo miliardi di anni fa”.

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