Paternò, il Mastro di Vara Gaetano Amato racconta la Festa di Santa Barbara: “Sta crescendo una nuova generazione di portatori”

Paternò, il Mastro di Vara Gaetano Amato racconta la Festa di Santa Barbara: “Sta crescendo una nuova generazione di portatori”

di Sara Cavallaro

Per gentile concessione dell’autrice pubblichiamo l’intervista a Gaetano Amato, Mastro di Vara Gaetano della Festa di Santa Barbara, contenuta nel volumetto pubblicato nei giorni scorsi in occasione del 21° Recital di Poesie a Santa Barbara, ideato dal caro Angelino Cunsolo.

Gaetano Amato, un profondo legame il suo con la Santa Patrona di Paternò Santa Barbara. Lei, che da anni ricopre il ruolo di Mastro di Vara, vuole raccontarci come sia nata questa sua devozione e la sua personale esperienza in queste vesti?

La mia devozione per la nostra Santa Patrona non è sempre stata legata ad incarichi di responsabilità, ma inizia a crescere dentro di me più di 40 anni fa, alla tenera età di 12 anni. Da quel momento in avanti, con crescente consapevolezza, ho intrapreso un cammino di fede e devozione dal quale non mi sono mai allontanato, anzi. Tantissime le esperienze, gli avvenimenti e i sacrifici che, festa su festa, io come tanti portatori, miei coetanei e non, abbiamo vissuto. Nel lontano 1990 mi fu comunicato, dall’allora Mastro di Vara Saro Molino, che fosse stato deciso, dal Consiglio per gli affari economici di allora, che sarei stato io a dover prendere il suo posto. Da quella Festa tutto cambiò: le mie responsabilità, gli impegni e il modo in cui dovetti approcciare l’insieme di eventi che rappresentano, nel complesso, i festeggiamenti in onore della Santa Patrona.

– Ogni anno la Festa in onore di S. Barbara è per i paternesi, e non solo, un momento sempre tanto atteso. Curarne l’organizzazione richiede impegno, dedizione e collaborazione. Lei come si prepara a viverlo e chi La affianca nella cura di tutti i preparativi?

La preparazione e la cura della Festa, in ogni suo dettaglio e nella sua complessiva articolazione, richiede l’impiego di molta energia che viene annualmente profusa da tutta la comunità, dal Comitato e dalla sinergia con Autorità Civili e Militari. Pertanto, la buona riuscita della Festa nel suo complesso, sia dal lato religioso che da quello più folkloristico, non è il prodotto dell’operato del singolo, ma di moltissimi uomini e donne di buona volontà che, spesso, da “dietro le quinte”, operano per la Parrocchia e per l’intera comunità paternese.

– Secondo Lei come è cambiata la Festa di Santa Barbara nel corso degli anni?

I festeggiamenti in sé, dal punto di vista religioso, hanno subito lievissimi cambiamenti. Se si guarda, invece, alla Festa da una prospettiva più folkloristica, popolare, si possono scorgere diversi cambiamenti. Si è cercato negli anni di seguire uno schema semplice: preservare i momenti più tradizionali e, al tempo stesso, inserire alcuni elementi e momenti che oggi rendono la Festa così come la conosciamo: le luminarie artistiche; l’attenzione per i quartieri della Città e, in particolare, per le parrocchie che li rappresentano, nel percorso del fercolo; l’evoluzione dei fuochi pirotecnici con la loro sempre più sorprendente spettacolarità. Questi elementi hanno permesso di perseguire due importanti obiettivi: da una parte incrementare il pubblico di persone che segue la Festa, assolvendo al “compito” di diffondere il culto della Santa; dall’altra veder crescere una nuova generazione di portatori, con una presenza sempre più giovane che tiene per mano le corde del Fercolo in giro per la Città.

– In relazione alla Festa saranno tantissimi i ricordi belli ed emozionanti che Lei custodisce nel Suo cuore. Le andrebbe di raccontarcene uno in modo particolare?

Erano i primi anni della mia esperienza da Mastro di Vara ed eravamo in processione, all’altezza di via Canonico Renna. Sulla Vara c’eravamo io e Padre Giuseppe Calabrò. Quest’ultimo mi diede avviso che una coppia di genitori gli avesse richiesto di poter far sostare il Fercolo davanti alla loro abitazione affinché potesse impartire una benedizione particolare. Il figlio della coppia dalla nascita soffriva di una patologia grave della quale poco si sapeva. Ci fermammo, accogliendo la loro richiesta. Scese il silenzio e una grandissima emozione trapelò dai volti dei presenti. Anche io non riuscii a trattenere la commozione. Dopo alcuni mesi venimmo a conoscenza che il bambino si era ripreso. Fu una gioia immensa per tutti, un momento indimenticabile! Oggi rivederlo presente tra i portatori è per me uno dei tanti “segni” che, nel tempo, la nostra Santa Patrona ci abbia donato.

 

Foto: Storie e Tradizioni di Sicilia

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