Scuola, in Italia si riparte in ordine sparso. Musumeci: “Roma si convinca che Dad è necessaria in questo contesto”

Scuola, in Italia si riparte in ordine sparso. Musumeci: “Roma si convinca che Dad è necessaria in questo contesto”

I presidenti delle Regioni procedono in ordine sparso sul ritorno in classe, fissato per domani dopo le vacanze natalizie.

E non mancano le polemiche, con i sindacati sul piede di guerra e i presidi in allerta per le assenze non solo fra i docenti. Il ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, assicura che «la scuola è pronta». «Siamo preoccupati come tutti – aggiunge – ma abbiamo dato un disposto come Governo che dà regole chiare anche per quelle situazioni che richiedono la didattica a distanza. Il principio di base è che oggi si torna a scuola ». Sulla stessa lunghezza d’onda il ragionamento del commissario all’emergenza Covid, Francesco Paolo Figliuolo, secondo cui «è importante il ritorno a scuola. Le scuole sono luoghi sicuri ed è importantissimo dal punto di vista sociale».

La Sicilia, com’è noto, ha deciso di rinviare di tre giorni la riapertura.

“Abbiamo utilizzato tre dei nostri cinque giorni a disposizione per il calendario scolastico, – ha spiegato ieri il presidente della Regione Siciliana, Nello Musumeci – che basteranno per capire qual è l’andamento della curva epidemiologica, per capire se le scuole riescono a organizzarsi e per capire se Roma si convinca che noi non chiediamo un capriccio, ma la Dad in questo contesto diventa una necessità. Noi insisteremo con il Governo nazionale. Abbiamo la necessità di insistere tutti insieme nella Conferenza delle Regioni, ma una posizione ferma del Governo nazionale determina solo conflitti istituzionali di cui in questo momento nessuno avverte la necessità”.

Nel resto d’Italia il rischio defezioni c’è.

Secondo i sindacati dei presidi, oggi potrebbe marcare visita il 10% del personale. Bianchi non si nasconde: «C’è sicuramente la possibilità che manchi del personale, noi abbiamo dato 400 milioni» per la proroga dell’organico Covid nelle scuole, ovvero 35mila docenti e altrettanti addetti del personale Ata in più. «Anche in passato dopo le feste di Natale ci sono state malattie, ma la situazione si affronta insieme con la volontà di tutti di riprendere la scuola».

Il fronte delle Regioni resta aperto.

Il titolare dell’Istruzione ritiene «sbagliata e illegittima» la scelta della Campania di fermare le lezioni di infanzia, primaria e media fino al 29 gennaio ed è pronto un ricorso contro l’ordinanza di Vincenzo De Luca. E il governatore calabrese, Roberto Occhiuto, dal canto suo, ritiene che «forse sarebbe stato opportuno differire la riapertura delle scuole di 15 giorni. Non è stato così, ma non è tempo di polemiche».

La pensa come lui il veneto Luca Zaia, che non le manda a dire:

«Draghi parlerà domani, ed è fondamentale che capisca che le Regioni sono al fronte: tutti noi vogliamo tenere aperta la scuola, ma non ci sono le condizioni. Ci chiedono di svuotare il mare con il secchio». Poi aggiunge: «Un rinvio di 15 giorni non vuol dire perdere il campionato. Il problema è che il risultato sarà che da lunedì avremo un sacco di classi in Dad, orari ridotti, ci trascineremo per una settimana e poi probabilmente si dovrà intervenire». Frena, invece, il governatore della Liguria, Giovanni Toti. «Io credo che in un Paese che è tutto aperto – sottolinea – tenere chiuse le scuole non solo sia un brutto segnale ma sia anche poco utile».

E non solo. C’è anche chi come Adriana Bizzarri, coordinatrice nazionale scuola dell’associazione Cittadinanzattiva, vede il bicchiere mezzo vuoto: «Da domani si rischia una situazione di caos generalizzato – come traspare dall’appello degli oltre 2.000 dirigenti che hanno chiesto di posticipare l’avvio in presenza della didattica – e, come già evidente, di differenti approcci da parte delle Regioni».

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