Munzir e Mustafa sono arrivati in Italia: a febbraio al centro protesi di Budrio

Munzir e Mustafa sono arrivati in Italia: a febbraio al centro protesi di Budrio

Munzir e Mustafa, il padre e il figlio con gli arti mutilati per i bombardamenti in Siria,

sono arrivati stasera a Siena dove nei pressi della città sono ospitati nella `loro´ nuova casa messa a disposizione dalla Caritas e dall’Arcidiocesi.

Munzir e Mustafa, insieme alla mamma e alle due sorelline erano atterrati a Fiumicino e sono stati subito accompagnati in Toscana dagli organizzatori del Siena International Photo Awards.

Nella casa che li ospiterà li ha accolti il cardinale Augusto Paolo Lojudice, che aveva proprio manifestato la volontà di portare loro il saluto della Chiesa. Con l’arcivescovo di Siena anche personale della Caritas diocesana e i volontari che si prenderanno cura della famiglia. Dopo un periodo di isolamento Covid padre e figlio potranno iniziare le cure al Centro protesi di Budrio (Bologna).

«Adesso la sfida sarà quella di dare alla famiglia la possibilità di proseguire sulla loro strada» ha detto l’Arcivescovo Lojudice. «Come Diocesi – ha spiegato – abbiamo dato la nostra disponibilità ad accogliere questa famiglia. Abbiamo trovato un alloggio e abbiamo pensato a un percorso di vita, umano e sociale da fare insieme al mondo del volontariato». «Sarò con loro costantemente – ha aggiunto – così come lo sono stato con tutte le persone che abbiamo accolto. Cercherò di conversare con Munzir, Mustafa e con gli altri familiari. Li ascolterò anche se abbiamo lingue diverse. Con l’aiuto di mediatori linguistici o con le app cercherò di conoscerli, avvicinarli e cercare di capire cosa sentono nel loro cuore».

«Il percorso – spiega l’ingegner Gregorio Teti, direttore tecnico dell’Area tecnica del centro protesi Inail di Vigorso – inizierà con un esame in equipe multidisciplinare, in cui verrà elaborato sia per il papà sia per il bambino il progetto personalizzato e saranno scelti i dispositivi tecnici più idonei, i target specifici e i tempi di riabilitazione».

Le due situazioni sono diverse e, di conseguenza, anche le esigenze:

«Il papà ha un’amputazione da trauma: bisognerà ricostruire una memoria, è un approccio più semplice rispetto al bambino dove interveniamo su una malformazione congenita e quindi su un sistema che dovrà accettare la nuova condizione». L’intervento sul piccolo Mustafa riguarderà prima gli arti superiori e in seconda battuta gli arti inferiori.

«Per gli arti superiori il percorso è un po’ più semplice rispetto alla protesizzazione degli arti inferiori, dove dalle immagini ricevute fino a oggi risulta un’assenza completa di articolazioni dal bacino in giù – sottolinea Teti – Cercheremo soluzioni tecniche per dare al bambino un’ipotesi di deambulazione anche con l’ausilio di stampelle». Insomma, sarà «un progetto impegnativo che vedrà l’Inail in azione nella sua completezza, tecnica e sanitaria, anche con la componente psicosociale».

L’equipe multidisciplinare sarà composta di direttore tecnico, tecnico ortopedico, medico fisiatra, infermiere, assistente sociale, psicologo, fisioterapista. Per il padre si prevedono trenta giorni di percorso fra tecnico e riabilitativo. Per Mustafa ci dovrebbero volere almeno 45-60 giorni, nel corso dei quali sarà quasi ogni giorno nella struttura

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