Quirinale, il cambio di passo di Draghi per tentare la scalata al Colle: i partiti vogliono prima un accordo sul Governo

Quirinale, il cambio di passo di Draghi per tentare la scalata al Colle: i partiti vogliono prima un accordo sul Governo

I partiti, da giorni, chiedono «un’iniziativa politica» e Mario Draghi, che sin qui ha resistito al pressing e alle liturgie della tattica parlamentare, opta per un cambio di passo netto che serve, almeno nelle intenzioni, a mettere in moto un’iniziativa che possa essere decisiva.

Il premier, nel giorno in cui a Montecitorio si svolge la prima votazione per il presidente della Repubblica, torna a palazzo Chigi e si mette in moto.

Vede di buon mattino Matteo Salvini e sente al telefono Enrico Letta e Giuseppe Conte. Sui contatti, dalle fonti istituzionali, resta il massimo riserbo («No comment», rispondono da palazzo Chigi), ma – a sentire i rumors del Transatlantico, di nuovo aperto e pieno di gente – l’accordo è tutt’altro che chiuso. Per i parlamentari di centrodestra il faccia a faccia con il leader della Lega «non è andato bene, non come si sperava».

Le ricostruzioni si rincorrono: «Draghi ha chiesto garanzie sul Quirinale, ma ha rimandato la partita del Governo», racconta qualcuno, che interpreta come un segnale di tempesta la nota diffusa dall leader della Lega in serata: «Sto lavorando perché nelle prossime ore il centrodestra unito offra non una ma diverse proposte di qualità, donne e uomini di alto profilo istituzionale e culturale, su cui contiamo ci sia una discussione priva di veti e pregiudizi», sentenzia. «Salvini ha parlato per sé, ma ora il premier deve sentire Berlusconi se davvero vuole che la partita `giri´ – gli fa eco qualcun altro – e in ogni caso le posizioni restano distanti». Sul premier, ma non solo. I nomi sul tavolo per il possibile nuovo inquilino di palazzo Chigi restano quelli di Elisabetta Belloni, Vittorio Colao, Marta Cartabia. È anche tutto il resto, però, a preoccupare i partiti. Senza un accordo, se Draghi andasse al Quirinale – è il ragionamento che viene fatto – tutte le forze politiche, anche da dentro il Governo, sarebbero pronte a fare un anno di opposizione. «L’unica è che al posto dei tecnici entrino i leader».

È qui che la trattativa è serrata. Salvini chiede un cambio di rotta al Viminale, ma nessuno degli alleati, attuali e futuri, è disposto ad accettare che questa casella venga assegnata a un esponente del Carroccio, «al segretario in persona ma nemmeno a Nicola Molteni», assicurano i dem. «Il Viminale deve andare comunque a una figura non politica, fosse anche un prefetto più `attento´ alla gestione dei flussi migratori», assicura chi segue le trattative. Alla Lega, allora, potrebbe andare il ministero per l’Innovazione tecnologica e la transizione digitale. Mentre Pd e M5S potrebbero `giocarsi´ Scuola e Trasporti. E anche Coraggio Italia è della partita e rivendica di entrare nella compagine di Governo.

I ministri – che si soffermano in Transatlantico prima o dopo il voto – da una parte assistono alla partita, dall’altra sono in campo a giocare. Com’è andato l’incontro tra Mario Draghi e Matteo Salvini? «Ma non lo so. La notizia è che c’è stato l’incontro. Avevano tante cose da dirsi. È positivo se si parlano», dice il titolare dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti. Il premier deve restare a palazzo Chigi? «I cittadini hanno bisogno di certezze», si limita a rispondere il ministro delle Politiche agricole e capodelegazione M5S al Governo Stefano Patuanelli. «Credo che si debba provare a dare una soluzione di alto profilo, forte anche fuori dai palazzi, ai rischi che nei prossimi mesi si possono determinare nella combinazione tra crisi sociale ed istituzionale. Il problema non è soltanto quale organigramma e quanto dura la legislatura ma in che stato di salute può uscire da questo passaggio la Repubblica», è l’analisi del capodelegazione dem Andrea Orlando. «Un passo alla volta e si arriva al risultato. Serve pazienza, quella giusta», dice Lorenzo Guerini. Silenti i ministri di FI, preoccupati da una «inversione a U» della Lega che potrebbe – stante il no a Draghi di Berlusconi – far implodere FI. Tra i `soldati semplici´, però, i toni sono diversi. «Se Draghi non capisce che deve sedersi al tavolo con i leader e trattare ora sul Governo, al Colle ci va Casini», è il pronostico di molti, mentre in Transatlantico si diffonde la voce di un confronto del premier anche con l’ex leader Udc, tra i papabili anche per palazzo Chigi. «L’accordo si chiude mercoledì e Draghi viene eletto alla quarta», ipotizza invece qualcun altro. Trasversale, poi, è la speranza che alla fine sia Sergio Mattarella a «salvare capra e cavoli».

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