Adrano, le auto ‘parlanti’ che hanno inguaiato i carcagnusi del clan Lo Cicero: baci in bocca e sparare come alle giostre

Adrano, le auto ‘parlanti’ che hanno inguaiato i carcagnusi del clan Lo Cicero: baci in bocca e sparare come alle giostre

Da Messina a bordo di una Fiat Idea imbottita di cimici e monitorata con Gps.

A seguito di una indagine della Procura quella autovettura – data in prestito dal proprietario dall’8 al 18 aprile 2018 a uno degli arrestati di ieri dell’operazione ‘Third Family’ della Polizia – era seguita con attenzione dagli investigatori. Quanti hanno utilizzato la vettura non sapevano, ovviamente, di essere “in presa diretta” e così non avevano alcun timore a parlare dei loro affari di droga gestiti dal gruppo di Adrano guidato da Cristian Lo Cicero.

Dentro una Lancia Delta, dentro una Smart for Two e in una Fiat 500 L, utilizzate dai componenti dell’organizzazione, sono state piazzate altri microfoni che hanno captato decine e decine di conversazioni. Nell’ordinanza relativa all’operazione antimafia, i magistrati sottolineano il ruolo centrale di Cristian Lo Cicero che “aveva costituito ad Adrano e zone limitrofe un gruppo criminale con caratteristiche tipicamente mafiose che costituiva un’articolazione territoriale dell’associazione mafiosa catanese Mazzei, i Carcagnusi”.

Molto rilevanti vengono definite dai magistrati le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Salvatore Giarrizzo, ex del clan Scalisi, tra i ‘pentiti’ che hanno dato un contributo all’indagine sulla ‘terza famiglia”. Il 10 settembre del 2020 Giarrizzo spiegava che “Cristian Lo Cicero negli ultimi anni ha sempre avuto un suo gruppo ad Adrano e nel tempo ha, mano mano, acquistato maggiori spazi per quanto riguarda gli affari criminali, con particolare riguardo al traffico di stupefacenti.

“Prima delle operazioni ‘Illegal Duty’ – continua Giarrizzo – che ha colpito il clan Scalisi nel luglio 2017 e poi ‘Adranos’ che ha colpito il clan Santangelo a gennaio 2018, il Lo Cicero con il suo gruppo aveva minori spazi. Infatti ricordo che sia Vincenzo Biondi e Pietro Maccarrone per il clan Scalisi che Salvatore Crimi per il clan Santangelo più volte avevano richiamato e minacciato il Lo Cicero, intimandogli di non spacciare droga ad Adrano e di non fare alcuna attività illecita”.

Un altro collaborante, Nicola Amoroso, nel 2018 ha spiegato l’evoluzione del gruppo criminale:

“Ricordo che Cristian Lo Cicero, figlio di uno storico appartenente al clan Santangelo, tornò ad Adrano dalla Germania…formò via via un suo gruppo che si appoggiava e faceva parte del clan Mazzei e aveva come referente Orazio Coppola”.

È Vincenzo Pellegriti, imparentato con i Lo Cicero, a confermare ai magistrati che Lo Cicero “più volte mi ha detto che il suo ‘patrozzo’ a Catania nel clan dei carcagnusi era proprio Santo detto ‘u panitteri (Santo Di Benedetto). Proprio mentre erano a bordo di un’auto ‘parlante’ (cioè intercettata dalla Polizia), Cristian Lo Cicero e Francesco Celeste si dirigono verso casa della moglie di Santo ‘u panitteri: Lo Cicero la chiama “zia Silvana”.

IL BACIO IN BOCCA TRA SODALI E LA MIRA SCARSA

Ancora dentro un’auto si svolge un dialogo tra Mario Tuttobene e la fidanzata, Angela Lo Cicero, sorella dei Lo Cicero. “Non ce l’hai la mira buona” rimprovera lei a lui a proposito di un fallito omicidio ai danni di Salvatore Giarrizzo e Francesco Vitanza, nel corso del quale il fidanzato non ha colpito il bersaglio umano. “Le persone le devi prendere anche a dieci metri di distanza”. “Ma chi te l’ha detto?” risponde Mario Tuttobene. Ma lo sai per quanto non l’ho preso? Perché una cosa…che io non ho mai usata”. “Va bene ma zitto che sai sparare solo con quelle delle giostre” gli ribatte Agata Lo Cicero. Parlando con lei, l’uomo manifesta chiaramente la volontà di essere riconosciuto come affiliato all’associazione mafiosa e, per questo fa riferimento al bacio in bocca tra sodali.

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