Rifiuti, in Sicilia tariffe alte e servizio scadente: la denuncia di Cgil e Federconsumatori. Media regionale è di 386 euro contro 312 nazionale

Rifiuti, in Sicilia tariffe alte e servizio scadente: la denuncia di Cgil e Federconsumatori. Media regionale è di 386 euro contro 312 nazionale

“I siciliani pagano per la gestione dei rifiuti tariffe alte senza che a questo corrisponda un servizio efficiente e all’altezza delle aspettative”.

A dirlo sono Cgil Sicilia e Federconsumatori Sicilia.

“La media regionale è di 386 euro annui per una famiglia di tre persone e un’abitazione di 100 mq a fronte di una media nazionale di 312” dicono il sindacato e l’associazione a tutela dei consumatori.

Maglia nera tocca alle città di Catania, con 504 euro annui, Agrigento, con 428 euro, Messina con 422 euro. Meglio Palermo (309 euro) ed Enna ( 254) dove si è riscontato nell’ultimo anno un abbassamento delle tariffe del 9%. “A fronte delle alte tariffe – emerge dall’analisi delle due sigle- si registrano strade sporche e cumuli di spazzatura in una regione che è ancora fanalino di coda per raccolta differenziata (42,3% a fronte della media nazionale del 63% ), che manda in discarica il 59% dei rifiuti urbani prodotti ( media nazionale il 20%), che non ha un’impiantistica adeguata per il riuso e il riciclo che l’Ue indica come i principali obiettivi del futuro prossimo”.

Per Alfio Mannino, segretario generale della Cgil Sicilia i comune dovranno adeguarsi alle nuove regole definite “dall’Arera (l’Autorità di regolazione per Energia Reti e Ambiente) e la Regione modificare la legge di riferimento riducendo dagli attuali 18 a 9 gli Ato cui affidare la pianificazione e la programmazione del ciclo dei rifiuti a partire da un’impiantistica calibrata sulla quantità dei rifiuti prodotti dagli ambiti”.

Alfio La Rosa, presidente di Federconsumatori Sicilia ha sottolineato “la necessità che le amministrazioni locali definiscano il proprio regolamento entro il 31 marzo per fare scattare gli standard qualitativi a partire da gennaio 2023. Chiediamo ai Comuni e ai gestori – ha aggiunto- di discutere e contrattare gli standard minimi di qualità del servizio da definire nelle carte dei servizi che andranno aggiornate alla luce dei nuovi standard qualitativi imposti dall’Arera”. La novità del nuovo sistema sarebbe la possibilità “di un controllo democratico sulla qualità dei servizi”.

Gli obblighi relativi a operazioni di spazzamento e lavaggio strade, di raccolta , trattamento recupero, smaltimento e tariffe sarebbero insomma posti alla luce del sole, quindi verificabili. Spostando oltre lo sguardo, Cgil e Federconsumatori chiedono di guardare, oltre che alla riduzione dei rifiuti, soprattutto agli obiettivi indicati dall’Europa per il riuso e il riciclo, utilizzando al meglio le risorse europee e del Pnrr. E per evitare infiltrazioni l’utilizzo delle certificazioni antimafia oltre a norme che tutelino i lavoratori del settore.

“Il sistema di gestione del ciclo dei rifiuti – dicono Cgil e Federconsumatori – continua a reggersi ancora oggi in Sicilia sulle discariche mentre abbiamo bisogno di impianti a servizio della raccolta differenziata per recuperare materia e avviarla al riciclo, come ci chiede l’Europa e il nuovo modello di economia circolare”. Con il riuso e il riciclo – per cui l’Europa indica gli obiettivi del 55% dei rifiuti urbani entro il 2025, il 65% entro il 2035 e il 65% entro il 2025 per gli imballaggi mentre i rifiuti biodegradabili entro il 2023 dovranno essere oggetto di compostaggio – in discarica nel 2035 finirà un massimo del 10% dei rifiuti.

“Sempre meno, negli anni, con un sistema virtuoso – hanno rilevato Mannino e La Rosa – tanto che i termoutilizzatori previsti dalla regione al di là di ogni altra considerazione rischiano di diventare antieconomici in breve tempo”.

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Riguardo l'autore Redazione

1 Comment

  1. Le aziende che si aggiudicano gli appalti per la gestione dei rifiuti fanno una campagna di informazione e comunicazione abbastanza confusa, limitandosi a fornire i mastelli ( che pochi usano ) e senza un proprio ufficio fisico nelle zone di interesse,
    ( con il compiacimento delle amministrazioni comunali) attivando un call center che solitamente non risponde mai

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