Paternò, Sofonisba Anguissola torna nella nativa Cremona: fino al 10 luglio al museo Ala Ponzone

Paternò, Sofonisba Anguissola torna nella nativa Cremona: fino al 10 luglio al museo Ala Ponzone

Torna dal 9 aprile nella sua Cremona Sofonisba Anguissola, artista rinascimentale che a lungo visse alla corte di Madrid come dama di compagnia della regina Isabella e tutrice dell’Infante, per poi trasferirsi in Sicilia dove morì ultranovantenne.

A lei, cremonese di nascita, è infatti dedicata `Sofonisba Anguissola e la Madonna dell’Itria´ in programma al museo Ala Ponzone fino al 10 luglio, quando si sposterà, dal 12 agosto, al Museo Diocesano di Catania. Cuore della mostra è l’imponente Madonna dell’Itria, esposta per la prima volta dopo il restauro eseguito proprio a Cremona. Figura affascinante, oltre che pittrice di talento, Sofonisba lasciò la Spagna con il marito Fabrizio Moncada per trasferirsi alla piccola corte di Paternò. Alla sua morte, nel 1579, prese una nave con l’intenzione di tornare a Cremona ma si innamorò del capitano con cui rimase a lungo a Genova prima del ritorno in Sicilia, questa volta a Palermo dove morì a 93 anni.

L’obiettivo dell’esposizione è quello di mettere in luce gli anni passati da Sofonisba a Paternò, prendendo il via da un’opera certa di quel momento:

la pala della Madonna dell’Itria, oggi patrimonio della chiesa dell’Annunziata di Paternò, che lei donò al convento dei Francescani, luogo di sepoltura dei Moncada.

Una occasione per esporre la pala ma anche affreschi, dipinti su tavola e tela, sculture provenienti dalla Sicilia e dal Nord Italia, che permettono di seguire l’evoluzione del tema iconografico dall’icona medievale della Madonna Odigitria (cioè della Madonna con in braccio il Bambino Gesù che indica con la mano destra) a quella moderna della Madonna dell’Itria al culto della quale, nel corso del XVI secolo, sono state dedicate diverse chiese in Sicilia ed è stata proclamata Patrona dell’isola. È accertato che il 25 giugno 1579, Sofonisba, in procinto di lasciare l’isola, abbia donato questa sua opera al convento dei francescani di Paternò, allora luogo di sepoltura dei Moncada. Da lì è transitata alla chiesa dell’Annunziata da dove è partita mesi fa alla volta di Cremona.

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