La colazione arriva a scuola: anche a Catania il progetto per i piccoli che arrivano a lezione a digiuno

La colazione arriva a scuola: anche a Catania il progetto per i piccoli che arrivano a lezione a digiuno

La colazione, si sente ripetere spesso, è il pasto più importante della giornata, e lo è ancor di più per un bambino, alle prese con la miriade di sfide che gli si presentano sul percorso dell’apprendimento e della quotidianità.

Non tutti i bambini però hanno modo e tempo di far colazione a casa, ecco quindi che il Breakfast Club creato dal matrimonio tra Kellog e Croce Rossa ormai da quattro anni si impegna nel portarla a scuola. Il progetto, rivolto ai piccoli alunni che arrivano a lezione a digiuno, riparte dopo la pandemia con l’obiettivo di riuscire ad offrire 80.000 primi pasti ad almeno 600 bambini di sei città italiane (oltre a Milano e Torino, le `nuove´ Catania, Caserta, Isernia e Caltanissetta).
Per tutta la durata dell’anno scolastico, i piccoli alunni riceveranno la colazione offerta da Kellogg e distribuita dai volontari CRI prima dell’inizio delle lezioni. Ma non solo: durante la colazione, i volontari coinvolgeranno i bambini in attività che da una parte favoriscono le relazioni sociali e l’integrazione, mentre dall’altra sensibilizzeranno i piccoli sull’importanza di una alimentazione corretta.

Stamattina si è ripartiti, così come accadde all’esordio del programma nel 2017, proprio da Milano, e più precisamente dal quartiere Corvetto. Appuntamento alle 8.30 in via Ravenna, alla scuola elementare `Fabio Filzi´: c’è anche Andrea Cinciarini, campione di basket, ex nazionale italiano, oggi playmaker a Reggio Emilia ed ex Olimpia Milano, nonché ambasciatore di `Coltiviamo la Bontà´ (in cui Breakfast club si inserisce): `Ho anche un figlio di sei anni che fa la prima elementare, a cui insegno l’importanza della prima colazione e delle abitudini sane per poter poi passare al meglio gli impegni della giornata- racconta- quindi essere qua e poter dare una mano a questi bambini per me è una cosa molto bella´.

Altrettanto belle le tavolate imbandite, con il refettorio allestito a proscenio per una grande e ricca colazione: cereali, frutta, latte e soprattutto tanta consapevolezza, un anfratto mattutino capace di creare un momento di condivisione unico. C’è la preside della scuola, Claudia Giordano, che insiste sul fondamentale impatto sociale del progetto: `Quest’anno lo facciamo per tre giorni a settimana, negli anni del covid ovviamente abbiamo dovuto sospendere e appena abbiamo ripreso- afferma- abbiamo avuto tante adesioni´. La partecipazione all’iniziativa è facoltativa, ma i numeri fanno osservare risultati incoraggianti: `Abbiamo circa la metà dei bambini della scuola che aderiscono e vengono a scuola molto volentieri, sono contenti´.
L’importanza di Breakfast Club, come spiega la dirigente scolastica è sfaccettata, e l’iniziativa potrebbe essere replicata come modello altrove. `Sicuramente potrebbe essere ampliata e avrebbe un grande valore non solo in un contesto di periferia come questo, dove- dice- ci sono realtà di forte povertà educativa´. Questo perché essenzialmente il progetto `educa allo star bene, al prendersi cura di sé e allo stare bene con gli altri´ quindi si parla di `un’educazione alla relazione sana, con se stessi e con gli altri´.

A questo, giova aggiungere che con idee simili si riescono a lenire o risolvere piccole situazioni `logistiche´ che alleggeriscono il peso quotidiano delle famiglie, vessate da un biennio tra dad, contagi e pandemia. `Breakfast Club consente ai bambini di arrivare prima a scuola, e quindi ai genitori che devono andare a lavorare di lasciarli qui un’ora prima dell’inizio delle lezioni´, spiega la preside. In questo modo, l’iniziativa tra Croce Rossa e Kellogg diventa `un servizio alle famiglie´ molto prezioso, considerando `che spesso in questo contesto in particolare non accedono al servizio del pre-scuola attivato dal Comune di Milano perché non fanno richiesta, anche per mancata informazione´.
Insomma, l’unione tra le due realtà funziona eccome, soprattutto perché le azioni intraprese non sono estemporanee ma fanno parte di un percorso a medio-lungo termine. Come spiega il referente della Croce Rossa Milano Tiago Vesentini, `abbiamo scoperto nel tempo che questa alla fine poteva essere un’opportunità per essere protagonisti nella vita dei bambini´, districandosi anche in confronti su temi come lo sport e l’educazione sanitaria. `Ad esempio con i ragazzi delle quinte facciamo un corso intitolato ´Parole di primo soccorso’ e iniziamo a parlare di come si fa una chiamata corretta al 112, e di come si interviene quando uno sviene o sta male’. Un vero e proprio intervento a 360 gradi, `per essere- dice Vesentini- protagonisti insieme a loro della loro vita´. Come si fa? Iniziando ad esempio `fin da subito a stimolarli ad essere cittadini di domani´, perché `averli già formati´ può rappresentare `un gran cambiamento culturale e generazionale non solo per Milano, e non solo per l’Italia´.

Ad ogni modo, è evidente che non ci si limita a servire colazioni, ma `accompagniamo durante l’intero anno questi bambini integrando con altre attività´, che comprendono anche `uscite didattiche´ e iniziative che `coinvolgono gli stessi genitori´. A dirlo è il vice presidente nazionale di Croce Rossa Matteo Camporeale, che illustra come Breakfast Club sia solo uno dei tasselli che compongono il mosaico della collaborazione CRI-Kellogg. `Siamo riusciti a costruire un programma di collaborazione articolato all’insegna della concretezza: quest’estate, infatti, abbiamo realizzato insieme 14 Summer Camp in tutta Italia, coinvolgendo 350 bambini´, senza dimenticare `il contributo di Kellogg a ´Il Tempo della Gentilezza’, che ha permesso di aiutare più di 2.000 famiglie in difficoltà’.

Tornando al Breakfast Club e alle sue diramazioni, che sia questo un esempio di possibile gestione scolastica del futuro? Può darsi. Resta il fatto che i bimbi, in fila indiana nel corridoio che porta alla `colazione collettiva´, sembrano apprezzare. E sembrano apprezzare ancor più la presenza di Cinciarini (nel frattempo impegnato a firmare magliette), tant’è che quando l’assessore allo Sport milanese Martina Riva, presente a far gli `onori di casa´, chiede ai bimbi cosa ci sarà in città nel 2026, i piccoli interlocutori rispondono in coro `Basket´.

`Questi bambini hanno una grande fortuna di poter vivere iniziative simili´, precisa Riva tessendo le lodi del progetto, in quanto possono formarli in vista del futuro. La seconda fortuna infatti è per l’assessore quella di essere `la generazione olimpica, e di assistere agli eventi sportivi tra i più importanti di questo quinquennio, per poi poter raccontare di averli vissuti´.
L’iniziativa è però davvero una di quelle che abbracciano più aspetti, e oltre al cibo (fornire cibo a più di 30 milioni di persone in stato di necessità in Europa entro il 2030 è l’obiettivo di Kellogg, consolidato anche nel `Manifesto del Benessere´ lanciato dall’azienda a livello europeo lo scorso maggio) allo sport e alla salute c’è quello legato alla cosiddetta `socialità´, che se armonizzata e ben convogliata può aiutare il bambino ad affrontare le prove della vita. L’impatto, come evidenzia la communication lead di Kellogg Piera Regina `non è solo quantitativo ma soprattutto qualitativo´.

A tal proposito viene portata ad esempio una ricerca condotta dall’università di Leeds, la quale come spiega Regina, `ha dimostrato gli effetti positivi a vantaggio degli studenti partecipanti ai programmi di colazione scolastica da un punto di vista nutrizionale, educativo e sociale´. Dall’indagine si evince che `oltre ad accedere ad un pasto nutriente e bilanciato´, la colazione offerta `aiuta gli studenti a migliorare le funzioni cognitive e la memoria, il comportamento in classe nonché il rendimento scolastico e la frequenza´. Per quanto riguarda le relazioni sociali, `si creano maggiori opportunità di interazione sociale, l’abbattimento di barriere sociali e la riduzione di episodi di bullismo´.
Eppure, che la colazione fosse importante già lo sapevamo, ma che fosse così `nutriente´ al di là del cibo, probabilmente no. C’è sempre una prima volta, e la strada come al solito la tracciano i bambini.

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