C’era una volta il campo largo, Letta e Conte archiviano l’alleanza. E per Grillo i due mandati sono la luce nelle tenebre

C’era una volta il campo largo, Letta e Conte archiviano l’alleanza. E per Grillo i due mandati sono la luce nelle tenebre

Qualora ce ne fosse bisogno, ieri è arrivata la conferma che il campo largo, con l’alleanza tra Pd e M5S, è archiviato.

A scrivere quel che sembra la parola fine è il leader dei cinque stelle Giuseppe Conte, che su Facebook pubblica uno screenshot di un altro post di Enrico Letta in cui, sullo sfondo di una foto di Draghi che saluta, si legge: «L’Italia è stata tradita. Il Partito Democratico la difende. E tu, sei con noi?». L’avvocato del popolo attacca: «È vero, Enrico. L’Italia è stata tradita quando in Aula il Premier e il centrodestra, anziché cogliere l’occasione per approfondire l’agenda sociale presentata dal MoVimento 5 Stelle, l’hanno respinta umiliando tutti gli italiani che attendono risposte». È un attacco frontale all’agenda Draghi da voi invocata”, che «ha ben poco a che fare con i temi della giustizia sociale e della tutela ambientale, che sono stati respinti e umiliati sprezzantemente. Ma adesso non è più tempo di formule e giochi di palazzo. Ora ci sono le elezioni, non voteranno solo i noti commentatori di giornali e talk show che ci attaccano e i protagonisti dei salotti finanziari che ci detestano. Anche chi non conta e chi non ha voce potrà far pesare il proprio giudizio. Noi per loro ci saremo sempre».

Alle parole di Conte segue una batteria di note, tweet e dichiarazioni sulla stessa linea, da parte di deputati e senatori. Obiettivo: smontare l’agenda Draghi e contrapporvi «l’agenda sociale del M5S». La sensazione che ne deriva è che il Movimento tenti di tornare alle origini, sotto diversi aspetti. Punta sui cavalli di battaglia, per dire «basta salari da fame e precarietà per i nostri giovani, buste paga più pesanti per i lavoratori, tutela delle 50mila piccole imprese dell’edilizia a rischio fallimento, lotta all’inquinamento vera e non trivelle e inceneritori», come sintetizza lo stesso leader pentastellato. «Temi di `sinistra´, per occupare lo spazio lasciato libero dal Pd che si sposta sempre più verso il centro», ragionano con LaPresse alcune fonti parlamentari dei cinque stelle. Per poi fare una corsa solitaria contro gli altri partiti, Pd compreso, a segnare una differenza quasi `antropologica´ coi politici di professione.

In questa direzione, a dettare la linea torna anche il fondatore Beppe Grillo, che rompe un silenzio durato per tutta la crisi di governo, con un video dalla terrazza di casa pubblicato sul suo blog. «Ho guardato quel parlamento mentre Draghi parlava» ed era «una visione vecchia, di gente che è lì da 30 o 40 anni», dice il garante M5S, secondo il quale «quel Parlamento lì non se lo merita nessuno, figuriamoci Draghi, e non se lo merita nemmeno l’ultimo degli Italiani». E così Grillo rispolvera l’antica ricetta dei cinque stelle: «I nostri due mandati sono la luce in questa tenebra incredibile, sono l’interpretazione della politica come servizio civile» e sono «un antibiotico». Come corollario, arriva l’attacco pesante all’ex pupillo Luigi Di Maio: «C’è gente che entra in politica per diventare una cartelletta. `Giggino ´a cartelletta’ adesso è là che aspetta di archiviarsi in qualche ministero della Nato».

In questo `ritorno al futuro´ rispunta anche Alessandro Di Battista, che racconta:

«Mi scrivete in tanti di ributtarmi nella mischia, sono sincero, io non sono disposto a tutto pur di ritornare in Parlamento». Anche lui assicura che «alla politica italiana della politica professionista non ho mai creduto. Non fa parte di me. Combattere la politica professionista e vedere nella politica un servizio alla cittadinanza a tempo limitato è ciò in cui ho sempre creduto». Quindi «nei prossimi giorni finirò il mio lavoro, tornerò in Italia e vedrò quello che succede». Quelle che un tempo erano le anime del MoVimento – con la `V´ maiuscola simbolo delle origini, come tornano a scriverlo tutti gli eletti ora già in campagna elettorale – tornano in campo, insomma. E la reunion sembra sempre più vicina.

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