Centrosinistra: Calenda non vuole Di Maio, Bonelli e Fratoiani. Letta: “Terzo polo aiuta le destre”

Centrosinistra: Calenda non vuole Di Maio, Bonelli e Fratoiani. Letta: “Terzo polo aiuta le destre”

A sera, quando la riunione tra lo stato maggiore di Azione e quello di Più Europa è in corso, la situazione al Nazareno viene definita «gravissima».

Tanto che dalla festa dell’Unità di Casalgrande (Reggio Emilia), Enrico Letta rivolge un «appello accorato» a tutti coloro «che in queste ore hanno dubbi sul fatto di fare una larga, importante e convinta alleanza che sia in grado di battere le destre e pensano che fare un terzo polo sia più conveniente o possa essere più utile. Io penso che un terzo polo in questo momento – scandisce il leader dem – è il modo migliore per aiutare le destre». Carlo Calenda, sentiti la base e alcuni finanziatori, viene riferito si sarebbe quasi convinto a correre da solo, per non «annacquare» in un «percorso da satellite del Pd» la prima esperienza elettorale vera di Azione. Di diverso avviso Emma Bonino, che da giorni spinge perché l’alleanza con i dem si faccia, chiede un ulteriore approfondimento.

La riunione fa una pausa tecnica, una decisione non c’è. Calenda e Della Vedova inviano una lettera al segretario Pd. I due mettono nero su bianco di condividere «l’opportunità di un accordo elettorale sui collegi uninominali che veda coinvolta la federazione Azione/Più Europa e il Pd, al fine ultimo di non favorire la destra guidata da Meloni (ferma restando l’autonomia nella campagna elettorale)», ma considerano «imprescindibili» due punti: «1) non un voto di +Europa e Azione può andare a persone che non hanno votato la fiducia a Draghi, che sostengono la necessità di abbandonare quella agenda o che hanno inventato partiti all’ultimo secondo. Se è vostro fermo desiderio candidare queste persone – la precisazione – fatelo non negli uninominali ma nel proporzionale». Del resto, viene fatto notare «noi abbiamo preso l’impegno di evitare candidature `difficili’per gli elettori del PD (il riferimento è a Mara Carfagna e Mariastella Gelmini, ndr) nei collegi uninominali”. La seconda condizione riguarda i temi: «Una cosa è avere programmi diversi, altra è non avere alcuna omogeneità». Bene l’accordo su diritti e salario minimo, è il ragionamento, ma «su infrastrutture energetiche, revisione (non abolizione) del RDC, politiche fiscali e di bilancio occorre trovare punti di compatibilità. Questi temi ti sono noti da giorni. ll tempo stringe. Ti chiediamo rapidamente una risposta», concludono.

La trattativa, insomma, continua. «Ora è Letta che deve rispondere», dicono i centristi, mentre tra i dem il dubbio è che possa iniziare un ´gioco del cerino’ sulla responsabilità di un eventuale mancato accordo.
Le avvisaglie di burrasca, in quello che i dem amano chiamare il `mare aperto´, ci sono sin dal mattino. Calenda legge i giornali e si scatena sui social: «Discutiamo di quello che volete, ma agli elettori di Azione non possiamo chiedere di votare Di Maio, Bonelli (anti ILVA, termovalorizzatori e rigassificatori) e Fratoianni (che ha votato 55 volte la sfiducia a Draghi) nei collegi uninominali», scrive. «Aggiungo: con Più Europa abbiamo presentato un’agenda di Governo. Fratoianni e Bonelli non la condividono integralmente. Di Maio è la principale ragione per cui abbiamo specificato che ci impegniamo a candidare a posti di governo solo persone con solide competenze», mette nero su bianco dettando regole e condizioni. Poi posta un articolo stampa dal titolo `Il Pd corteggia Fico´. «Wow», la significativa didascalia del leader di Azione. Il Nazareno prima e Enrico Letta in persona poi smentiscono ogni contatto. Lo stesso vale per la presunta candidatura di Luigi Di Maio con l’uninominale a Modena: «Una fake news totale, pura invenzione», sentenzia il segretario dem. Il ministro degli Esteri presenterà domani insieme a Bruno Tabacci il nuovo partito, che si chiamerà `Impegno civico´. «Rappresenta un principio di responsabilità civica evocato ieri da Papa Francesco – spiega Di Maio – Tutti dobbiamo sentire la responsabilità di partecipare, non solo i partiti».

Il tempo stringe. E Letta, rivolgendosi a Calenda, lo dice chiaro. «Ne resta poco davanti. Credo che l’inizio della prossima settimana sia il momento giusto per chiarirci le idee, poi ognuno si assumerà le proprie responsabilità». Il leader dem invita tutti a cambiare approccio: «Non mettiamo veti, abbiamo un atteggiamento costruttivo. Il nostro sforzo non è per prendere un 1% in più noi, è per vincere le elezioni e per continuare lo sforzo straordinario e importante che il Governo Draghi ha fatto ed evitare che le destre prendano il potere nel nostro Paese. Noi siamo disponibili con la generosità tipica del grande partito democratico, del più grande partito che c’è nel centrosinistra e ha l’ambizione di diventare il primo partito d’Italia», ripete fino allo sfinimento. E se al Nazareno temono che alla fine Calenda si sfili, dalle parti di Italia viva, però, tifano apertamente per il terzo polo.«Io non sto con Salvini e Meloni né con Fratoianni e Di Maio. Se gli schieramenti sono questi noi andremo da soli. Se al centro ci saranno anche altri a cominciare da Azione, Carlo Calenda ci sta pensando, noi lo rispetteremo», dice Matteo Renzi, che resta alla finestra e attacca Letta: «Purtroppo il Pd ha iniziato la campagna elettorale in modo incredibile. Ieri Letta ha posto il tema di mettere la tassa di successione e di candidare Di Maio in Emilia Romagna, vicino Bibbiano dove Di Maio diceva che facevano l’elettroshock ai bambini – punge – Aumentare la tassa di successione è folle, paghiamo tante tasse, possiamo almeno morire gratis?».

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