Il questore di Rieti vieta il concerto di Niko Pandetta: “I testi esaltano azioni criminose”

Il questore di Rieti Mauro Fabozzi ha detto no al concerto del cantante catanese Niko Pandetta, in programma il prossimo 10 settembre a Poggio Mirteto nell'ambito di un evento musicale con alcuni dj e mille spettatori previsti.

Il questore di Rieti Mauro Fabozzi ha detto no al concerto del cantante catanese Niko Pandetta, in programma il prossimo 10 settembre a Poggio Mirteto nell’ambito di un evento musicale con alcuni dj e mille spettatori previsti.

Pandetta non potrà esibirsi neanche oggi al Moo-Kuna Festival di Cipressa (Imperia).

Il questore di Rieti ha deciso di vietare lo show dopo le criticità emerse dalla riunione del Comitato Provinciale per l’Ordine e la Sicurezza Pubblica, presieduto dal Prefetto. I testi delle sue canzoni, sottolinea il questore, “fanno esplicito riferimento, esaltandole, ad azioni criminose e contesti delinquenziali, tipici di organizzazioni criminali di stampo mafioso e che lo hanno anche reso destinatario del cosiddetto Daspo Willy, per la durata di un anno, a causa di un episodio avvenuto a Catania lo scorso mese di aprile”. Da qui lo stop al concerto “sia per la carenza della documentazione necessaria per lo svolgimento di manifestazioni pubbliche e delle relative autorizzazioni della Commissione di Vigilanza sui Pubblici Spettacoli”, sia perché l’area prescelta, un centro sportivo, “è adibita esclusivamente a manifestazioni sportive e non musicali”.

A scatenare il caso è stata l’associazione Libera, che ha puntato il dito contro l’artista per aver dedicato allo zio il boss catanese Salvatore Cappello, al 41bis dal 1993, una canzone dal titolo “Dedicata a te”. Per il Questore ci sarebbero gravi ripercussioni per l’ordine e la sicurezza pubblica in una piccola cittadina “non abituata a gestire la presenza di simili personaggi ed a messaggi fuorvianti e fortemente diseducativi”.

Pandetta si difende specificando che non è a favore della mafia e che non è contrario allo Stato e alla legalità.

“Nei testi racconto il mio disagio personale e la mia storia che non ho mai nascosto dietro veli di ipocrisia. Io ero un criminale, non un mafioso. Ora sono un cantante, non un mafioso. Mentre discutete di quanto io sia mafioso e cercate di impedirmi di lavorare, io faccio parlare i miei sacrifici: Pistole nella Fendi è disco d’oro – prosegue -. Ringrazio tutti quelli che hanno partecipato al progetto e tutti i fan che mi sostengono sempre e comunque. Quando smetterete di combattere una guerra che non esiste e aprirete gli occhi chiamatemi”.

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