Olio d’oliva, crolla la produzione nazionale (in Sicilia -25%) e i prezzi al dettaglio schizzano in alto per colpa della guerra

Olio d’oliva, crolla la produzione nazionale (in Sicilia -25%) e i prezzi al dettaglio schizzano in alto per colpa della guerra

La pianta simbolo della pace soffre in Italia le conseguenze dei cambiamenti climatici, delle tensioni internazionali e dei rincari di energia e materie prime.

Con il crollo della produzione nazionale di olive (-37%), gli italiani dicono addio a oltre 1 bottiglia su 3 di olio extravergine Made in Italy, mentre l’esplosione dei costi mette in ginocchio le aziende agricole e con l’inflazione generata dal conflitto in Ucraina volano sugli scaffali i prezzi al dettaglio. È la fotografia scattata dal Dossier «2022 fra clima e guerra, nasce l’olio nuovo» di Coldiretti e Unaprol su dati Ismea, diffuso in occasione della Giornata Mondiale dell’Ulivo, con iniziative nei mercati di Campagna Amica in tutta Italia a partire dalla Capitale.

La produzione nazionale del 2022, secondo Coldiretti e Unaprol, crolla a circa 208 milioni di chili, in netta diminuzione rispetto alla campagna precedente. I cali peggiori si registrano al Sud Italia, specie nelle regioni più vocate all’olivicoltura dalla Puglia alla Calabria, che da sole rappresentano il 70% della raccolta nazionale. In Puglia, cuore dell’olivicoltura italiana, si arriva a un taglio del 52% a causa prima delle gelate fuori stagione in primavera e poi dalla siccità, mentre continua a perdere terreno il Salento, distrutto dalla Xylella, che ha bruciato un potenziale pari al 10% della produzione nazionale. Ma crollano anche la Calabria (-42%) e la Sicilia (-25%). La situazione migliora spostandosi verso il Centro e il Nord, con il Lazio che registra un progresso del +17% e l’Umbria e la Toscana fanno ancora meglio con +27%, mentre l’Emilia Romagna cresce del +40% e la Liguria del +27%. Incrementi ancora maggiori in Veneto con +67% e in Lombardia che segna un +142%. «In questo scenario i costi delle aziende olivicole – evidenziano Coldiretti e Unaprol -sono aumentati in media del 50% e quasi 1 realtà su 10 (9%) lavora in perdita con il rischio di chiusura, secondo dati Crea». E se i costi crescono scendono i ricavi delle imprese, mentre il carrello della spesa delle famiglie registra aumenti dei prezzi al dettaglio per la maggior parte dei prodotti della tavola, «con le nuove produzioni di olio extravergine d’oliva fra le più sensibili ai rincari».

Ma l’Italia può vantare una qualità che non ha eguali al mondo, «confermata anche dalla produzione di quest’anno, grazie al più ricco patrimonio di varietà di olii a livello globale con una crescita di oltre il 22% in valore delle vendite italiane all’estero nei primi otto mesi del 2022» evidenziano le due associazioni, con gli Stati Uniti che da soli rappresentano il 31% del totale delle vendite, seguiti da Germania, Francia, Canada e Regno Unito.

Quello olivicolo è un patrimonio unico per il Paese che «occorre intervenire per salvare», sottolinea il presidente della Coldiretti Ettore Prandini, «con 250 milioni di piante che tutelano l’ambiente e la biodiversità ma anche un sistema economico che vale oltre 3 miliardi di euro grazie al lavoro di un sistema di 400mila imprese tra aziende agricole, frantoi e industrie di trasformazione».

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