Mondiali Qatar, Marocco in festa: la magia del calcio avvicina i popoli

Mondiali Qatar, Marocco in festa: la magia del calcio avvicina i popoli.

La squadra del Marocco accede alle semifinali del campionato del mondo di calcio dopo aver battuto la Spagna e, ieri, il Portogallo: una difesa rocciosa che ha subito solo un goal in tutte le partite (direi autogoal).

Mondiali Qatar, Marocco in festa: la magia del calcio avvicina i popoli.Un centrocampo tattico che, come una molla, lancia i suoi attaccanti verso le porte avversarie. Molti dei giocatori di questa squadra giocano nei campionati europei, altri nel proprio Paese. Il selezionatore è uno stratega e ha già vinto la coppa dei campioni d’Africa e tre campionati nazionali. In campo i giocatori sembrano leoni, gazzelle, aquile, volpi. I loro volti sono gli stessi di quelli che sbarcano con i barconi nelle nostre coste, con gli stessi sorrisi, le stesse smorfie, accompagnati dallo stesso dio.

I loro volti sembrano gli stessi dei raccoglitori di pomodori e di arance che puoi incontrare nelle nostre campagne, lungo le strade; gli stessi che incontri nelle mense sociali, a piedi lungo le strade che portano nel nulla o nascosti dentro case di fortuna senza porte. Sembrano come gli italiani che molti anni fa emigrarono in Germania, Belgio, Francia e America. Lo sguardo malinconico, le ferite sanguinanti e tutta la diffidenza dei popoli sulla pelle.

Quei giocatori sembrano gli stessi uomini che popolano le nostre città, ai margini, isolati e sfruttati.

Che strana cosa il calcio. Scherza con il destino e ribalta il senso della vita. Alla fine della partita, dopo aver sconfitto il grande Portogallo – quello di Ronaldo (CR7), quello che ha colonizzato il mondo e volava sulle ali dell’entusiasmo a suon di goal – i giocatori si sono inginocchiati a pregare, a piangere, a urlare di gioia, insieme alle mamme, alle mogli e i figli, che erano sugli spalti, nelle curve. Sì, perché non erano in tribuna vip, non erano con i grandi del calcio del passato – spesso inquadrati soli e pensierosi – erano con i tifosi del Marocco, venuti con voli speciali per sostenere un sogno impossibile.

Sui social si scatenano tutti.

Qualcuno, dopo aver superato la Spagna e il Portogallo, immagina “la ricostruzione di al-Andalus” nella Penisola Iberica; altri parlano della poetica delle utopie e definisce “il calcio come il luogo dove è possibile che il debole, in rappresentanza di un continente diseredato, possa trionfare”; si postano le bandiere del Marocco, si esulta nelle piazze e quei lavoratori della terra– spesso sconosciuti – conquistano le città, le vie, i locali e con orgoglio mostrano la loro felicità e la loro identità. Ma non solo quella del loro paese ma quella di un continente, di una religione, di un sogno, anche quello palestinese. Questa è la magia del calcio, la cosa più emozionante, l’eterna lotta tra Davide e Golia. E oggi noi siamo tutti con Davide, con questo Marocco delle meraviglie. Noi italiani più degli altri, noi che il mondiale lo vediamo solo in TV.

Noi italiani sappiamo bene cosa significò battere la Germania nel 1970, lo sanno i nostri emigrati che lavoravano come muli nelle terre del nord Europa. Noi lo sappiamo cosa significa vincere una partita di calcio contro le grandi del mondo e riaccendere l’orgoglio che spesso è umiliato e sottomesso in terra straniera. Ora si sente che i marocchini sono esuberanti, chiassosi e anche fastidiosi, perché festeggiano in tutto il mondo. E facciamoli festeggiare. Anzi, una volta per tutte, festeggiamo insieme a loro. Un tifoso marocchino ha dichiarato che questa vittoria è anche un po’ nostra perché sono tanti i giocatori della nazionale che giocano in squadre italiane, ma penso ai tanti ragazzi che studiano nelle nostre scuole, che sono cresciuti insieme ai nostri figli, che incontriamo ogni giorno con gli occhi bassi.

Alzate gli occhi, pregate il vostro dio, sostenete le vostre famiglie.

Mondiali Qatar, Marocco in festa: la magia del calcio avvicina i popoli.L’integrazione non è appiattimento ma condivisione delle diversità, rispetto delle tradizioni, voglia di conoscersi. Il lavoro – quello umano e per tutti – rimane lo strumento per acquisire dignità, civiltà e felicità. Nessuno deve imporre un credo dogmatico o una legge senza umanità. Nessuno deve mettere in secondo piano la necessità di camminare insieme, di giocare insieme, di produrre insieme.

Il calcio, che magia. Non importa chi vincerà i mondiali, non importa chi vincerà la prossima partita.

L’importante è comprendere il senso di questa giornata, il messaggio che viene dalle strade del mondo, da quelle sotto casa nostra. Il Marocco ha vinto, con lui un continente, un’idea. Vedere i giocatori a terra a pregare, comprendere la necessità di ringraziare un dio, una patria, un’idea politica, è un segnale importante. Questa gente ha una motivazione e lotta con tutte le forze per vincere. Il nostro mondo ha sempre meno motivazioni e sempre più devoto al “denaro” che agli ideali.

Retorica, demagogia, può essere, ma resta il fatto che la gente della casa accanto, quella che passeggia in piazza: gioisce con questi ragazzi dalla faccia sconosciuta, dal sorriso triste, che almeno per una notte sono colmi di felicità. Quella piccola felicità che solo lo sport e il calcio possono dare ad un popolo perennemente in viaggio verso Itache impossibili.
Onore agli sconfitti, rispetto per chi perde ma oggi stringiamo la mano al Marocco, oltre i luoghi comuni. In questo momento così delicato per l’umanità – le guerre non producono vincitori ma esclusivamente sconfitti – abbiamo bisogno di credere in questa utopia. Lo sport permette a tutti di essere comunque vincitori.

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Riguardo l'autore Francesco Finocchiaro

Architetto vitruviano. Credente convinto e appassionato delle religioni. Vive il suo lavoro come una grande passione . Esplora gli innumerevoli paesaggi dell’arte: dalla poesia al giornalismo, dall’architettura alla grafica, dalla comunicazione alle strategie urbane. Docente di storia dell’arte e filosofo dell’abitare. Convinto sostenitore del futurismo e che l’innovazione ha le sue radici nella memoria. Vorace lettore di Papa Francesco, di Pablo Neruda, Lucía Etxebarria e Omero. Vive l’architettura come un Pitagorico, in forma mistica e monastica come il suo architetto preferito, Peter Zumthor.

1 Comment

  1. La magia del calcio avvicina i popoli? calcio truccato tangenti e malaffare ovunque ( vedi scandalo sacchi pieni di soldi a Bruxelles da parte dei comunisti italiani e greci)

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