Migranti, a Lampedusa si lavora per svuotare l’hotspot: fermata la nave di Banksy

Migranti, a Lampedusa si lavora per svuotare l’hotspot: fermata la nave di Banksy

E’ corsa contro il tempo a Lampedusa per svuotare l’hotspot di contrada Imbriacola tornato di nuovo in emergenza dopo la raffica di arrivi dei giorni scorsi.

Quarantatré gli approdi registrati venerdì con quasi 1.800 persone arrivate, 37 sabato con più di 1.300 migranti, `solo´ 5 ieri con 186 tra donne, uomini e minori. La Prefettura di Agrigento, d’intesa con il Viminale, lavora senza sosta al piano dei trasferimenti. Ieri sera sulla più grande delle Pelagie è arrivata la Diciotti per imbarcare oltre 520 persone dirette a Reggio Calabria, poco prima in 363, invece, erano saliti sul traghetto che all’alba di oggi ha raggiunto Porto Empedocle. Altri trasferimenti sono previsti oggi con un volo militare.

IL CAPOMISSIONE DELLA BARCA DI BANKSY

“Ci sono molte barche in difficoltà, molte richieste di aiuto che cadono nel vuoto, le autorità non sembrano in grado di rispondere a tutte e allo stesso tempo si bloccano le navi di soccorso. Credo basti questo”. Lo ha detto, intervistata da La Repubblica, Morana Milijanovic, capomissione della Louise Michel, la barca finanziata dall’artista Banksy che soccorre i migranti in mare ed è stata fermata dalla Guardia Costiera italiana. “Dopo il primo salvataggio, non abbiamo ricevuto subito indicazione di porto sicuro, è arrivata solo dopo qualche ora. Nel frattempo siamo stati impegnati in una seconda operazione, quindi ci siamo diretti a Trapani, come ci era stato ordinato. Ma lungo la rotta abbiamo sentito il mayday lanciato da un aereo Frontex e abbiamo risposto, come le leggi internazionali prevedono”.

La Guardia costiera sostiene che ci fossero già motovedette in arrivo:

“Noi non abbiamo visto nessuno, né le autorità italiane ce lo hanno comunicato. Invece abbiamo sentito chiaramente che ai pescatori tunisini che segnalavano barche in difficoltà veniva detto di aspettare, perché le motovedette erano tutte impegnate.

C’erano molte imbarcazioni che chiedevano aiuto contemporaneamente e la Guardia costiera non era in condizioni di rispondere subito a tutti”.
“Stavamo soccorrendo trentasei persone su un instabile barchino di ferro – ha concluso Milijanovic – quando si è avvicinata un’altra barca con migranti a bordo. Abbiamo distribuito giubbotti di salvataggio e siamo rimasti in attesa, ma improvvisamente si è ribaltata, 36 persone sono finite in acqua.
Abbiamo lanciato un mayday e c’era una motovedetta a non più di quattrocento metri”.

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