Caravaggio torna al liceo: a Paternó presentato il libro della scrittrice Francesca Saraceno

Caravaggio torna al liceo: a Paternó presentato il libro della scrittrice Francesca Saraceno

Si conclude la rassegna “Sentieri dell’Arte” al Liceo Francesco De Sanctis di Paternò.

Un progetto culturale curato dai docenti del Dipartimento di Arte e Territorio dello stesso liceo – e dal suo Dirigente Scolastico, Prof.ssa Santa Di Mauro. Tre appuntamenti dalla forte connotazione didattica, che hanno affrontato i temi dello spazio sacro, delle donne nell’arte e infine della figura di Caravaggio. Tre momenti di confronto trasversale tra arte e storia, filosofia e letteratura, matematica e antropologia. Tre occasioni per dibattere con gli studenti, tra i docenti, per attualizzare le opere artistiche e i loro protagonisti, per approfondire l’idea del sacro, della donna e della verità.

Caravaggio torna al liceo: a Paternó presentato il libro della scrittrice Francesca SaracenoL’ultimo incontro, quello del 21 aprile, nell’aula magna del liceo De Sanctis, è stato impreziosito dalla presenza della scrittrice Francesca Saraceno che ha presentato – sotto forma dialogica con i docenti Monica Corsaro, Letizia Blanco e Armando Miraglia – il suo ultimo libro: Caravaggio. emozioni e impressioni” della casa editrice Etabeta.

Attraverso un pendolarismo tra la biografia di Caravaggio e l’autobiografia della scrittrice, il testo oscilla tra la modalità del romanzo e quella del saggio. Una narrazione allo stesso tempo scientifica ed emotiva, oggettiva e soggettiva, documentale e istintuale. Una sequenza ritmata di spunti, di letture del testo da parte degli studenti, di sollecitazioni e di riflessioni. Un continuo rimando a quella figura controversa che fu Caravaggio con la sua “vita spericolata” di artista e di uomo, tra la Lombardia e Roma, verso Malta e passando dalla Sicilia, fino all’ultimo approdo fatale nelle coste laziali. La sua vita sono state le sue opere, vere, naturali, immediata, senza ripensamenti, dal tratto deciso e risoluto, oltre la forma della natura, scavando dentro il sentimento umano, spesso fragile e ingannevole, umano e divino, accompagnato dalla luce che lo invade, lo sfiora, lo penetra, modellando la stessa forma della natura.

Francesca Saraceno, sente l’esigenza di “far pace con Caravaggio” attraverso “l’esegesi da impatto visivo”. Desidera percepire l’opera non attraverso l’uso della fotografia ma solo attraverso la memoria emotiva, quella che fissa sinteticamente l’essenziale. Non vuole farsi ingannare dalla macchina fotografica ma preferisce la dimensione istantanea dello sguardo dell’anima. Un quaderno degli appunti che colleziona emozioni, sensazioni, persino dolore e strazio, pianti ed estasi. Una percezione globale e totale, per scrivere, per appuntare, per documentare successivamente, con una ricerca minuziosa e puntuale che sostiene la narrazione in prosa.

“La sepoltura di Santa Lucia” a Siracusa, “La vocazione di San Matteo” a Roma, sono le opere con cui l’autrice “gioca” con gli studenti, per creare quel rapporto empatico e funzionale che genera condivisione collettiva, ricordo e memoria. Quello che in fondo era lo scopo dell’incontro. Ma nello stesso tempo è il pretesto per parlare di “verità” caravaggesca, attraverso il sentiero dell’interpretazione personale e in questo gioco delle parti – tra docenti e discenti – la vocazione di San Matteo diventa il campo di battaglia. Chi è San Matteo? Uno di noi, quello con la barba? L’uomo con il denaro? Un dubbio fugato dall’iconografia ufficiale, ma che apre uno scenario interessante sul tema della verità e della rappresentazione. La Maddalena è l’ennesimo esempio per discutere di empatia, di emozione, del significato del peccato e della donna. Caravaggio coinvolge le sue donne, i suoi amici. Attraversa la città, i suoi vicoli, le parti più buie dello spazio urbano e cattura la luce fioca della lucerna. Caravaggio esplora il limite tra la sacralità e il peccato, tra la luce e le tenebre, tra la verità e la finzione. Caravaggio è un rivoluzionario, un innovatore, un cavaliere impavido che ha “fretta” di fare, forse consapevole del suo destino maledetto.
Ma nello stesso tempo ci riconcilia con una nuova umanità, sembra essere il corrispondente nella pittura che fu quel Francesco Borromini, anche lui segnato da un destino travagliato e crudele. Michelangelo Merisi, detto il Caravaggio è l’immagine plastica dell’artista moderno, dell’indagatore delle umane divinità fatte di carne e passione.

L’incontro, diviso in due parti è stato teatrale, empatico, scientifico e informale. Il libro offre la possibilità di approfondire con la sua bibliografia ampia e pertinente, un libro da leggere per ritrovare il piacere dell’arte, l’immediatezza dello sguardo, la naturalezza del gesto culturale.

Francesca Saraceno scrive sui social: “Ma nella realtà dei fatti è stato uno scambio. Un “do ut des” nel quale io ho avuto più di quanto sento di aver dato. Ho avuto sopra di me occhi attenti e indagatori, intelletti finissimi e profondità di sentimenti, la freschezza di pensieri in transito che cercano una guida, per non perdersi, per non “sbagliare strada”. Leggere sui loro volti lo stupore della scoperta che a volte le cose non sono quello che sembrano, ha avuto per me il sapore aspro della responsabilità, della “iniziazione”. Ho spalancato una porta e loro hanno visto cosa c’era oltre la soglia”. Forse è questa la chiave di lettura di questa esperienza, di questo metodo di confronto, che ha strutturato un percorso didattico-educativo che la scuola vuole perseguire, quello del dibattito tra le discipline per generare trasversalità culturali, per creare convergenze e divergenze, per educare all’argomentazione civica.

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Riguardo l'autore Francesco Finocchiaro

Architetto vitruviano. Credente convinto e appassionato delle religioni. Vive il suo lavoro come una grande passione . Esplora gli innumerevoli paesaggi dell’arte: dalla poesia al giornalismo, dall’architettura alla grafica, dalla comunicazione alle strategie urbane. Docente di storia dell’arte e filosofo dell’abitare. Convinto sostenitore del futurismo e che l’innovazione ha le sue radici nella memoria. Vorace lettore di Papa Francesco, di Pablo Neruda, Lucía Etxebarria e Omero. Vive l’architettura come un Pitagorico, in forma mistica e monastica come il suo architetto preferito, Peter Zumthor.

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