I ‘1768 giorni’ di Cuffaro: nel film di Marco Gallo il paradiso e l’inferno dell’ex governatore

I ‘1768 giorni’ di Cuffaro: nel film di Marco Gallo il paradiso e l’inferno dell’ex governatore

Gli anni della militanza nella Dc, il bagno di folla per l’elezione alla presidenza della Regione siciliana nel 2001, primo governatore eletto dal popolo con oltre un milione e mezzo di voti.

Poi l’inchiesta per mafia, la rielezione nel 2006 alla presidenza, la condanna in primo grado per favoreggiamento semplice, la foto con i cannoli a Palazzo d’Orleans che fa il giro dei network mondiali e le dimissioni. Con la condanna definitiva a sette anni (favoreggiamento aggravato alla mafia) si aprono le porte del carcere per Cuffaro. Quattro anni e 11 mesi trascorsi in una cella di Rebibbia, quindi la laurea in giurisprudenza, la vita in campagna e le missioni come medico volontario in Burundi. Fino al rilancio della Dc e alla riabilitazione con l’estinzione dell’interdizione perpetua dai pubblici uffici decisa dal Tribunale di sorveglianza di Palermo.

C’è questo e tanto altro nel docufilm `1768 giorni´ realizzato e auto-prodotto dal videomaker Marco Gallo, 35 anni, e presentato ieri in anteprima a Palermo. In sala anche il presidente della Regione siciliana, Renato Schifani, che tesse le lodi di Cuffaro («se non ci fosse bisognerebbe inventarlo»), e l’ex governatore Raffaele Lombardo. È la prima volta che Cuffaro e Lombardo si mostrano insieme in pubblico, per molti anni i due avevano interrotto in rapporti, adesso ripresi. Parte del ricavato del docufilm andrà in beneficienza alla onlus `AiutiAmo il Burundi´.
In mattinata il collettivo Offline aveva tappezzato di manifesti alcune strade con la scritta «Totò Cuffaro riabilitato e presto beatificato», locandina ispirata all’opera 1984 di George Orwell. «Io rispetto e credo nella nostra Costituzione – il commento di Cuffaro -. Secondo l’articolo 27, comma 3, le pene devono tendere alla rieducazione del condannato. Penso sia un dovere per tutti e un diritto per chi ci crede. Non tutti ne sono convinti evidentemente. Ma l’articolo 13 della Costituzione difende e garantisce la libertà tutta, anche quella di pensiero e di espressione. Soprattutto di chi pensa e si esprime contro di me. Ed io credo nella Costituzione e la rispetto, sempre».

Per il docufilm `1768 giorni´ ci sono voluti sette anni di lavorazione: immagini d’archivio, altre realizzate dopo l’uscita dal carcere, interviste tra cui quelle alla madre, alla moglie e ai figli del politico. «L’idea è nata leggendo nei social i tanti commenti delle persone che aspettavano l’uscita dal carcere di Cuffaro – racconta Marco Gallo – Io non lo conoscevo e non ero un suo estimatore, ma mi incuriosiva l’effetto che questo politico aveva sulle persone. Non appena uscì da Rebibbia, una settimana dopo andai a trovarlo nella sua casa di Raffadali. Mi presentai, spiegai a Cuffaro qual era la mia idea. Mi fece delle domande e accettò». «È stato un lungo percorso, con tante difficoltà soprattutto durante i periodi in Burundi dove era difficile trovare persino una presa elettrica per ricaricare smartphone e videocamera. Inoltre non riuscivo a trovare la chiave per chiudere il documentario, accadeva sempre qualcosa: in alcuni frangenti ho pensato di non farcela ma poi mi tornavano in mente le parole di Cuffaro che quando si trovava in rinchiuso in carcere si nutriva della speranza di potercela fare», prosegue il regista.

Quella chiave tanto ricercata si materializza all’inizio di quest’anno quando Cuffaro diventa nonno e quando un mese dopo il Tribunale di sorveglianza lo riabilita definitivamente. «Di Cuffaro mi ha colpito il tratto umano e la sua incredibile memoria, ricorda ogni persona che ha conosciuto – afferma Marco Gallo – Lavorando a questo docufilm mi sono fatto una idea nuova di Cuffaro, ho apprezzato la sua volontà e la sua capacità di ricominciare da zero dopo essere stato all’apice ed essere poi precipitato nell’abisso del carcere». Tra le intervista il regista cita quelle alla madre dell’ex governatore, morta tre anni fa e alla quale Cuffaro era molto legato, e quella al figlio Raffaele: «Non dimenticherò mai una sua frase: `anche noi ci siamo fatti cinque anni di detenzione´». Il docufilm `1768 giorni´ sarà distribuito nei Festival italiani e internazionali.

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