Caso La Russa jr: nuovo fronte nel governo Meloni e ‘Ignazio’ fa precisazione su dichiarazioni contestate

Caso La Russa jr: nuovo fronte nel governo Meloni e ‘Ignazio’ fa precisazione su dichiarazioni contestate

L’ennesimo fronte aperto per il governo di Giorgia Meloni, con l’opposizione ad attaccare sulla scia dei casi Santanchè e Delmastro.

A finire nel mirino, ancora una volta dall’inizio della legislatura, è il presidente del Senato Ignazio La Russa sceso in campo in difesa del figlio Leonardo Apache, denunciato da una 22enne che avrebbe subito violenze in casa dell’esponente di Fratelli d’Italia. Divenuta pubblica la vicenda, il presidente di palazzo Madama sceglie di prendere la parola e con una nota comunica di aver «a lungo interrogato» il figlio ricavandone la «certezza che non abbia compiuto alcun atto penalmente rilevante». La Russa senior aggiunge di aver «fiducia» nel lavoro della Procura, confida «faccia chiarezza con la maggiore celerità possibile per fugare ogni dubbio», annuncia di aver rivolto a Leonardo Apache una «forte reprimenda» per aver portato in casa una ragazza con cui non aveva «un rapporto consolidato». Oltre a questo, però, «non mi sento di muovergli alcun altro rimprovero».

La seconda carica dello Stato, tuttavia, si sofferma anche sulla ragazza che accusa il figlio spiegando che «di sicuro lascia molti interrogativi una denuncia presentata dopo quaranta giorni dall’avvocato estensore che, cito testualmente il giornale che ne dà notizia, occupa questo tempo `per rimettere insieme i fatti´». Non solo, per La Russa «lascia oggettivamente molti dubbi il racconto di una ragazza che, per sua stessa ammissione, aveva consumato cocaina prima di incontrare mio figlio. Un episodio di cui Leonardo non era a conoscenza. Una sostanza che lo stesso Leonardo sono certo non ha mai consumato in vita sua. Inoltre, incrociata al mattino, sia pur fuggevolmente da me e da mia moglie, la ragazza appariva assolutamente tranquilla». È questa la parte a finire sotto accusa, ad innescare il duro attacco di Elly Schlein che mette nel mirino sia il presidente di palazzo Madama sia la premier.

La segretaria del Pd non entra nelle dinamiche della vicenda «che sta alla magistratura chiarire», ma dal punto di vista istituzionale evidenzia come sia «disgustoso sentire dalla seconda carica dello Stato parole che ancora una volta vogliono minare la credibilità delle donne che denunciano una violenza sessuale a seconda di quanto tempo ci mettono, o sull’eventuale assunzione di alcol o droghe, come se questo facesse presumere automaticamente il loro consenso». Secondo Schlein, La Russa «non può fare vittimizzazione secondaria» perché «è per questo tipo di parole che tante donne non denunciano per paura di non essere credute. Inaccettabile da chi ha incarichi istituzionali la legittimazione del pregiudizio sessista». La dem chiama in causa anche Meloni: «Vorrei sapere dove è. Cosa ne pensa di un presidente del Senato che avalla l’idea che le donne che denunciano più tardi non meritano di essere credute».

Nel frattempo contro La Russa si scagliano anche +Europa e Avs. Dopo poco però ecco arrivare la precisazione del presidente del Senato. «Mi dispiace essere frainteso. Lo dico sinceramente. Io non accuso nessuno e men che meno la ragazza», scrive nella seconda nota di giornata che non si esclude sia frutto anche di possibile confronto con Meloni che d’altronde più volte dal suo arrivo a palazzo Chigi ha ricordato l’impegno del governo contro la violenza sulle donne. «Semplicemente, da padre – è quindi la difesa di La Russa – dopo averlo a lungo sentito, credo a mio figlio. Per il resto, sottolineo il mio rispetto per gli inquirenti e il desiderio che facciano chiarezza il più celermente possibile. Leonardo ha nominato un suo difensore e da ora toccherà a quest’ultimo decidere se e quando intervenire».

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